(A. Angeloni) – C’è chi dovrà aspettare un po’ per sentirsi nel 2016, vedi Kevin Strootman; c’è chi invece dovrà avere la pazienza di contare una quindicina di giorni, vedi Edin Dzeko (ricorso squalifica a parte); c’è chi non vede l’ora che arrivi, vedi ad esempio Leo Castan oppure Maicon, o anche Salah e Gervinho, oppure De Rossi e Pjanic che hanno chiuso male il 2015. L’anno che arriva è sempre quello dei mille propositi: c’è chi vuole mettersi a dieta, chi ha deciso di smettere di fumare, chi vuole essere più buono. Per i calciatori è sempre l’anno della svolta, vuoi perché c’è un dovere di vittoria da affermare, un Europeo da non perdere etc etc.
DAJE ORANGE – A Trigoria non è soltanto Rudi Garcia sotto esame, non è solo lui ha bisogno di “dimostrare”. Se parliamo di Strootman, non bastano i propositi, qui vi vuole un augurio grande così. Qui davvero siamo al «c’è una Roma con Strootman e una senza Strootman». Frase costruita da Sabatini per Maicon, noi la giriamo sull’olandese. Che, dopo tre interventi al ginocchio, sta per rivedere la luce. Era ora. Intanto bisogna capire quando tornerà in campo, poi bisognerà valutare in che condizioni sarà. Perché è importante la sua presenza, ma dovrà essere lo Strootman vero e questo non può garantirlo nel breve: se si sta fermi per così tanto tempo è difficile tornare subito ad altissimo livello. Kevin ha bisogno di rodare, di prendere confidenza con il campo, con la palla (ha ricominciato a calciare) e con il contrasto, l’aspetto più delicato del post infortunio. Appare scontato, e questo è la buona notizia, che il 2016 è comunque l’anno del suo ritorno.
UN MALEDETTO 2015 – Dzeko ora ripensi al giorno in cui è arrivato a Roma; a tutta quella gente che ha affidato ai tuoi piedi i gol scudetto. Ripensi anche al 2015 se ne sta andando (finalmente) e che forse è stato l’anno peggiore della sua carriera, con appena 7 gol (due con la maglia del City e cinque con quella della Roma) e una serie di infortuni (polpaccio e ginocchio) che le hanno rallentato l’ascesa e addirittura un’espulsione che non aveva mai conosciuto in carriera. Nel 2016 Dzeko farà 30 anni, l’età della ragione calcistica, nella quale non si è più giovani né ancora vecchi. L’anno in cui può succedere ancora di tutto, basta che ci si svegli, che si ricominci a lottare. Ecco, Dzeko come nessun altro dovrà trovare per forza la voglia di dimenticare e ripartire, proprio come era partito qui a Roma: i due gol nell’amichevole con il Siviglia all’Olimpico e la rete con la Juventus sotto la Sud. Peggio del 2015, tanto, non può andare, insomma. La Roma non può ripartire se non avrà il migliore Strootman, Dzeko, se non avrà il migliore De Rossi o Pjanic, o anche Castan, che ormai vive da un anno da malato (sempre in panchina) ma malato non è (chi lo ha operato alla testa sostiene che sia perfettamente in grado di giocare). Sono i cardini del centrocampo, parliamo di calciatori di un’altra categoria e come tali devono marcare la differenza. Come hanno fatto finora, specie Mire, con le punizioni e i gol decisivi di inizio stagione e non a caso per lui si parla di futuro in un’altra grande squadra, vedi Barcellona o Real Madrid.
IL CAPITANO E LE FRECCE – Di altra categoria anche Francesco Totti, atteso al rientro. Proprio ora che mancherà Dzeko. Il capitano ha una gran voglia di tornare in campo, ma l’infortunio muscolare subito a fine settembre non lo fa stare tranquillo. Ha ripreso ad allenarsi con il gruppo e Garcia lo vorrebbe in campo al posto di Edin, proprio per riproporre il trio d’attacco con il falso nove e le due frecce, Salah e Gervinho. Totti vuole finire bene la stagione e chissà se questo non gli serva anche per rinnovare di un altro anno il contratto. Ma lì non dipenderà solo da lui e dal suo rendimento.
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