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CALCIOEFINANZA.IT Champions: se gli ascolti calano, calano anche gli introiti dei club

Dzeko

(G. Armanini) – Vedere la vicenda dei diritti tv della Champions league solo nell’ottica delle tv è miope e sbagliato. Quel che potrebbe succedere alla fine del triennio – alla luce di una Mediaset che non sfonda negli abbonamenti e di Sky che fidelizza e perde meno del previsto – è che i diritti del mercato italiano vengano nettamente rivalutati, ovvero deprezzati. E questo sarebbe un duro colpo alle casse dei maggiori club.

Rimane – naturalmente – il fattore Milan e Inter. Un eventuale ritorno dei due club di Milano nella competizione rialzerebbe probabilmente l’attenzione, ma quel che è chiaro al momento è che con 3 squadre qualificate alla competizione (che negli ultimi 5 anni sono state il più delle volte solo 2 ai gironi) il mercato italiano probabilmente è sovrastimato.

L’altra incognita è legata al ranking: riusciremo a sopravanzare le inglesi? I risultati del campo dicono che ciò è possibile, ma le probabilità ancora no, e il divario economico crescente (favorito dal nuovo contratto tv firmato dalla Premier) lascia intendere che tutto ciò sia poco probabile.

A Cologno Monzese, nel quartier generale di Mediaset, non hanno certo brindato quando dall’urna dell’Uefa sono usciti i nomi di Bayern Monaco e Real Madrid come avversarie di Juventus e Roma agli ottavi di finale della Champions league, programmati per il prossimo febbraio.

L’eventuale uscita agli ottavi delle italiane sarebbe catastrofica per i conti già piuttosto precari dell’avventura di Premium nel grande calcio europeo.

Secondo l’analisicondotta da “l’Espresso” su dati ufficiali dell’Auditel e deibroadcaster, le partite dei gironi di qualificazione, conclusi il 9 dicembre scorso, fanno segnare un calo netto dell’audience rispetto alle due edizioni precedenti del torneo.

La media è di 2,808 milioni di spettatori contro i 4,170 milioni della competizione precedente (-32,7 per cento) e i 5,132 milioni del 2013-2014 (-45,3 per cento) quando, però, i club italiani partecipanti alla prima fase erano tre (Juventus, Napoli, Milan) invece che due (Juventus e Roma).

Grazie a una politica commerciale molto aggressiva, con offerte speciali calcio più cinema a 19 euro al mese e addirittura a 1 euro al mese per il solo cinema, Mediaset premium ha ottime possibilità di superare la quota 2 milioni di abbonati rispetto a 1,815 milioni dell’ultima rilevazione ufficiale di settembre. Ma il problema sono i ricavi a fronte di spese altissime.

L’asta per conquistare in esclusiva i diritti tv della Champions 2015-2018 è costata 690 milioni di euro, cioè 230 milioni l’anno. Per questa stagione la pay del Biscione porterà al gruppo perdite per diverse decine di milioni di euro.

Saranno necessarie scelte drastiche e non è escluso che in estate si tenti di rivendere parte della competizione a Sky.

Nella fase delle qualificazioni, un match di Champions fra club non italiani porta davanti al televisore il pubblico che va allo stadio per una partita casalinga dell’Atalanta.

Chelsea-Maccabi Tei Aviv dello scorso settembre ha fatto poco più di 20 mila di audience. Il Real, contro gli ucraini dello Shaktar, è arrivato a quota 28 mila. Se lo scontro è fra due grandi, le cifre migliorano ma non fanno sognare.

Psg-Real del 21 ottobre 2015 ha totalizzato 76.848 spettatori su Mediaset Premium, all’incirca quanti se ne vedono sugli spalti di San Siro per un derby di campionato dove un biglietto può costare quanto un paio di anni di abbonamento alla pay.

Quest’anno la politica commerciale Mediaset ha bandito la Juve dalle partite in chiaro per sfruttare i bianconeri come traino agli abbonamenti. Ma non ha mai toccato il milione di spettatori (800.609 il record contro il City, 768 mila spettatori pay l’8 dicembre col Siviglia).

Se la pay non ride, con le partite in chiaro Mediaset subisce un tracollo rispetto alle due stagioni precedenti. Colpa di una strategia poco chiara e di troppi cambi di modulo a torneo in corso: prima l’idea era mandarle solo su Italia1, poi si è aggiunta Italia2, quindi si è mossa Canale5.

Le tre partite di ritorno dei giallorossi hanno totalizzato un’audience media di 4,73 milioni. L’apporto di Canale5 ha risollevato il totale fra chiaro e pay di 2,329 milioni di spettatori delle prime tre partite ai 2,808 milioni dell’intero turno di qualificazione. Le buone notizie finiscono qui.

Rispetto alle due Champions precedenti, Canale 5 non ha mai superato se stesso. La perdita proporzionale si aggira sul 25 per cento. Il calcolo fra andata e ritorno è ancora più impressionante. Nei sei match in chiaro del 2014-2015 sulle gradinate virtuali di Canale5 si sono seduti 38,4 milioni di tifosi. Quest’anno, con due partite in più in chiaro, la somma delle reti free di Mediaset da 22,4 milioni per una media di 2,8 milioni contro 6,4 milioni della stagione scorsa. Meno della metà. È un calo che gli inserzionisti e la stessa Uefa, molto attenta alle politiche commerciali, dovrà considerarlo.

matteo isidori

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