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IL TEMPO Garcia può respirare: “La squadra è con me”

Garcia

(A. Austini) – Il gesto che la società voleva vedere è arrivato. Florenzi lo definisce «premeditato» e anche «spontaneo». L’importante è che lui e i compagni lo abbiano fatto: in quell’abbraccio a Garcia c’è il senso della domenica pre-natalizia della Roma. Vittoria ritrovata dopo sette partite e panchina più salda. Fino alla prossima prova.

«Chiunque avesse segnato compreso Szczesny – spiega l’esterno di Vitinia – sarebbe andato dal mister: volevamo condividere tutti insieme le cose brutte che ci hanno tirato addosso in questo mese. In questo abbraccio sono riuniti la squadra e i tifosi, che vogliono vittorie e trofei. Noi come loro, se non fosse così saremmo degli scemi. Invece siamo una grande gruppo e se tutti danno il 110 % come oggi non avremo difficoltà. Ultimamente ci è mancata fiducia e benzina, me compreso: avevo paura a fare giocate rischiose e di prima».

Basta poco nel calcio per vedere le cose diversamente: ora la Roma ha di nuovo un obiettivo in cui credere. «Quando torneremo a Trigoria e saremo agli ordini di Garcia – prosegue Florenzi – decideremo cosa fare del nostro destino: è nei nostri piedi. Ci sentiamo assolutamente in corsa in campionato, non avremo impegni infrasettimanali fino a febbraio e dobbiamo spingere per fare tanti punti». Trovando la forza in se stessi, perché l’Olimpico resterà vuoto anche se Florenzi coglie un altro segnale positivo nel pomeriggio di ieri: «I tifosi a un certo punto hanno cantato ed è arrivato il mio gol: lo vedo come un segno del destino. La Sud sta portando avanti la sua battaglia che non dipende dai nostri risultati, vorrei vedere tutte le altre curve divise, anche a Napoli, Milano, a Bergamo: solo allora potrò dire che è giusto che ci siano le barriere in quelle di Roma».

Nainggolan e Rudiger fanno eco a Florenzi. «Abbiamo dimostrato di avere un unico obiettivo – spiega il belga – un’esultanza del genere conferma che siamo uniti». La vittoria sul Genoa «è dedicata al mister» conferma il tedesco. Garcia ringrazia e respira un po’, consapevole che la fiducia totale di Pallotta e i dirigenti l’ha persa progressivamente e deve ancora riconquistarla. «L’esultanza dei ragazzi è un gesto che mi ha sorpreso ed emozionato – racconta il francese – l’abbraccio è venuto anche dallo staff. Sul piano umano questo è un grande gruppo, compresi i preparatori. Sono sicuro che vivremo momenti positivi nella seconda parte di stagione, quando torneranno anche Totti e Strootman. Giocando meno partite saremo più freschi».

In tribuna c’era anche il suo manager Boisseau ma Rudi non si può sbilanciare sul suo futuro. «Non sono io che posso rispondere su questo – continua il tecnico – e non ho pensato che poteva essere la mia ultima partita qui. Preferisco concentrarmi sul mio lavoro: nel primo tempo abbiamo giocato sotto ritmo e con poca fiducia, ma mi è piaciuta l’anima e la personalità della squadra perché quando non ci sono più le gambe bisogna dare tutto con il cuore. Abbiamo visto la luce in fondo al tunnel. Siamo a tre punti dal secondo posto e qualificati agli ottavi di Champions, abbiamo ancora tante cose belle da fare. Il punto nero resta la Coppa Italia».

Poi Garcia dà una carezza a Dzeko: «Chiunque gioca a calcio può capire il suo momento, se un attaccante non segna è frustrato. Non doveva dire nulla e non c’è un alibi, però a volte far finta di non sentire è un segnale d’intelligenza: sul piano psicologico è stata una decisione dura, non criticoGervasoni, ma poteva risparmiarsi quel cartellino».

Da ieri, almeno, Garcia ha una risorsa in più. «Sadiq ha imparato tanto da Edin e i giovani giocano senza pressione». Ora si può ricominciare, come cantano i tifosi, partendo proprio dal sorriso del «bambinone» nigeriano.

edwin iacobacci

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