(A. Angeloni) Rudi Garcia si guarda bene dal dimettersi; la società non pensa ad esonerarlo; ritiro zero (per ora, domani chissà), tutti a casa o chissà dove. Ricominciamo. Sì, ma da cosa? Dal nulla. Dai continui slogan a cui si aggrappa l’allenatore sempre più pugile suonato (e, ricordiamolo, mai unico responsabile di ciò che si sta vedendo), dai giocatori esausti e demotivati, tanti di loro privi di personalità. «Ora dobbiamo battere il Genoa»; «Vorrei rivedere una squadra di lupi», ecco da cosa riparte Garcia. Dai soliti accordi. La sua Roma non è caduta incidentalmente sullo Spezia, la sua Roma è nulla, o quasi, dallo scorso gennaio. Da un anno, dunque. Quinta per numero di punti, quinta proprio come ora nel campionato che doveva vivere da protagonista e possibilmente vincerlo. Sì è vero, tutto è (ancora) possibile, «ma così non si va da nessuna parte», ecco questo l’ha detto Garcia, preso da un attacco di lungimiranza. Scontato, il tecnico, quando fa notare come la Roma «da tre partite non prende gol». Andiamo bene.
RITIRO NI E CONSULTAZIONI – Una sorta di ultimatum per Rudi. Contro il Genoa non si potrà/dovrà vedere una Roma così deprimente, altrimenti i ragionamenti saranno altri. «Se necessario, sarò qui fino alla morte», altro slogan di Rudi, depotenziato dalla scorsa estate e oggi ne paga le conseguenze. «Questa è una squadra che dovrà reagire, dovrà mettere tutta la benzina che ha, anche se ora sembra poca». Poca benzina, dice. Frecciatina al nuovo preparatore, accettato per forza di cose? Forse sì, ma tanto diranno di no. «Siamo nel torto perché non siamo stati in grado di segnare un gol nei tempi regolamentari. Non dovevamo andare ai rigori, dovevamo vincere prima. Sono tre gare che non prendiamo gol in difesa ma abbiamo perso equilibrio in quanto alla capacità segnare. Ciò che mi dispiace e che mi fa rabbia è il fatto che abbiamo perso fiducia. Spero che questa possa essere una lezione per i giocatori. Se la squadra gioca senza prendere rischi, senza saltare l’uomo o la responsabilità di tirare in porta allora non si può vincere. E noi abbiamo bisogno di vincere per uscire da questa tempesta in cui ci siamo messi da soli. Bisogna rialzare la testa, rimanere in piedi e vincere domenica. Mettere tutta la benzina che ci rimane, anche se sembra è poca. Carattere, orgoglio e coraggio è quello di cui abbiamo bisogno dopo questa eliminazione».
GIUSTIFICAZIONI E SCUSE – Carattere, orgoglio, coraggio, ma serviva tutto questo per battere lo Spezia, il cui unico pensiero è risalire la classifica di serie B? Non è che i calciatori riescono a calarsi solo nelle grandi sfide (e nemmeno tutte)? Forse siamo all’alto tradimento. «Sono sicuro che i miei giocatori non scelgono le partite, forse non hanno compreso la difficoltà della gara. Dobbiamo guardarci allo specchio, io lo faccio per primo. Senza fiducia non si va da nessuna parte. Dobbiamo finire bene l’anno e c’è solo un modo, vincere domenica». Pallotta, via Twitter, si coccola solo la gente: «A nome mio e della società chiedo scusa ai tifosi per la partita di oggi. Le mie congratulazioni allo Spezia»
LE OPZIONI – E se non si vince? Lo scenario: Garcia rischia davvero di essere esonerato, Sabatini – per sua stessa ammissione, si ammutinerebbe con lui. E si riparte. I nomi si cominciano a scaldare: da Spalletti, che in questo momento è disponibile, a Lippi, che sarebbe interessato a rigettarsi nella mischia. C’è anche Mazzarri in ballo. Se si resiste? L’idea, come noto, è Conte (o Ancelotti). Tre giorni alla meta, per recuperare una stagione. Se si evitasse di dare sempre la colpa agli altri, forse si riuscirebbe a costruire qualcosa di interessante.