Dopo l’eliminazione della Roma dalla Coppa Italia, secondo quanti riporta il Corriere della Sera, la domanda che si fanno tutti è: Rudi Garcia ha le ore contate? La Roma non produce più calcio. Ha segnato due gol nelle ultime sei partite. Non vince dall’8 novembre, 2-0 alla Lazio che è l’unica squadra che gioca peggio di lei. I puntelli del tecnico sono due: l’ipertrofico ingaggio (2,5 milioni netti a stagione fino al 2018); il poco tempo che manca a Roma-Genoa, ultima partita del 2015. Se Garcia dovesse essere esonerato si attendono anche le dimissioni di Baldissoni e Sabatini, visto che il d.s. ha detto davanti a testimoni «se affonda Garcia, affondiamo tutti». L’allenatore, in ogni caso, non ha intenzione di lasciare il posto.
Il rapporto di fiducia all’interno del club, però, si è rotto da tempo. Già dopo Roma-Bate Borisov — con la qualificazione agli ottavi di Champions ottenuta solo perché il Barcellona ha pareggiato a Leverkusen — si era cercato un traghettatore, ma nessun nome importante accetta sei mesi di contratto. Se la situazione dovesse precipitare, contro il Genoa, i dirigenti ci riproveranno con un’altra formula: sei mesi e contratto automaticamente rinnovato in caso di arrivo nei primi tre posti. Girano i soliti nomi: Capello, Lippi (il nome più forte), Mazzarri e Spalletti.
Le colpe di Garcia sono sotto gli occhi di tutti, ma sono la punta dell’iceberg. Sotto c’è il disastro fatto dalla società di James Pallotta, che ieri ha chiesto scusa ai tifosi. La campagna acquisti estiva ha regalato Ljajic all’Inter per tenere Iturbe, che ora è in vendita se ci sarà qualcuno disposto a prenderlo. Pochi mesi prima erano stati portati Doumbia e Spolli. La preparazione atletica è stata affidata agli uomini scelti dal presidente, con una procedura mai vista in un club di calcio. Ieri Garcia si è vendicato: «Contro il Genoa, domenica, dobbiamo mettere tutta la benzina che ci rimane, anche se sembra poca».