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(F. Balzani) Luis Enrique qualifica la Roma agli ottavi di Champions tra i fischi e gli insulti di un Olimpico semivuoto. Non è la trama di un film di David Lynch, ma la serata paradossale che hanno vissuto i giallorossi qualificati grazie a uno scialbo 0-0 contro il Bate Borisov (porta inviolata dopo 27 gare europee, l’unica nota positiva). Quattro anni e mezzo dopo, l’eliminazione con lo Slovan Bratislava ai preliminari di Europa League, infatti, l’ex Luis pareggiando una partita per lui inutile a Leverkusen (con tanti miracoli di Ter Stegen) si fa perdonare e salva la panchina di Garcia che ha visto allungare a 5 le partite senza vittoria di una squadra salvata dalle prodezze di Szczesny e condannata dalla mediocrità di un gioco sempre uguale a sé stesso e dagli errori sotto porta di Dzeko.

Finisce con la Roma qualificata con soli 6 punti e una differenza reti da incubo e tra sonori fischi dei 25 mila tifosi presenti e cori non proprio di giubilo («C’avete rotto il c…», il più gettonato). Sabatini prima della partita aveva detto che la Roma «oltre ai soldi doveva conquistare prestigio e il decoro». E in questo senso, nonostante i 14 milioni incassati dalla qualificazione, l’obiettivo è fallito.

Non per Garcia però che si gode il suo primo passaggio agli ottavi: «Il primo obiettivo stagionale è centrato. Abbiamo fatto 24 tiri in porta e abbiamo provato a vincerla tenendo un buon equilibrio anche se potevamo fare meglio soprattutto tra le linee. Non credo che abbiamo giocato male e avevamo peraltro tanti infortunati. Fischi? Senza il cuore della Sud l’ambiente è differente, e per questo dobbiamo essere più forti. Ricordo a tutti che ci mancano 4 punti tra Bologna e Torino». Si gode gli unici applausi della serata Szczesny: «Ho fatto una bella parata, me la godo. La cosa più importante era la qualificazione anche se è arrivata nella maniera meno bella e se la gente è frustrata fa bene a fischiare». Pure Nainggolan ride a denti stretti: «Anche noi volevamo vincere come i tifosi. Dobbiamo essere più cattivi, ma la partita abbiamo cercato di vincerla noi e dobbiamo vedere il lato positivo e il fatto che ci siamo qualificato. Dei fischi non ci importa ora. Paura? No, non mi pare di averla vista in campo». È dello stesso avviso Pallotta: «È frustrante sentire i fischi. Bisogna saper crescere e smettere di gettare merda sui giocatori. Stiamo lavorando sodo, non ce ne frega nulla del resto. Non meritiamo questo pubblico».

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