(A. Austini) – Il salto di qualità atteso dallo sbarco degli americani a Roma è lì, a un passo: bisogna battere stasera il Bate Borisov all’Olimpico per tornare tra le 16 migliori d’Europa dopo cinque stagioni. In 90 minuti ci sono in palio prestigio, soldi (circa 13 milioni tra premi, diritti tv e un altro incasso garantito), una nuova credibilità internazionale. Ma se un mese fa la partita contro i bielorussi poteva sembrare quasi una formalità, adesso non lo è affatto perché la squadra giallorossa si è dissolta all’improvviso.
Non c’è altra cura che vincere. Lo sa bene Garcia, mai promosso dopo i gironi di Champions nei tre tentativi precedenti. Ora prova a caricare la squadra con un slogan già usato: «Questa partita è come un derby, non si gioca ma si vince». Poi rincara la dose facendo suo, senza volerlo, un motto mussoliniano: «Penso solo a vincere, e vinceremo».
Bel rischio pensando ai precedenti slanci nelle dichiarazioni, ma tant’è. «Non dobbiamo fare calcoli sul risultato di Leverkusen – aggiunge il tecnico – questa gara la facciamo nostra con la voglia e noi ce l’abbiamo immensa. Dobbiamo dimostrare di essere lupi affamati per andare Nyon al sorteggio (lunedì prossimo, ndr). Non capita di frequente alla Roma di giocare partite così importanti e noi vogliamo che accada più spesso».
Sembra quasi caricarsi da solo, perché i giocatori nell’ultimo mese non gli danno alcuna certezza. «Il derby però – ricorda Garcia – non c’è stato in un’altra epoca. Di quella Roma si diceva: sta benissimo, è fortissima. Ora dopo queste quattro gare siamo tutti nulli e scarsi. Devo tenere alta la fiducia dei giocatori, perché senza non si va da nessuna parte». Uno che ne ha tanto bisogno è Dzeko. «Lo abbiamo preso perché è un bomber, la squadra gli dovrebbe dare più cartucce da sparare, ma i suoi gol torneranno. Non abbiamo per caso il miglior attacco della serie A». Vero, ma pure la peggior difesa della Champions con 16 reti incassate.
A dar manforte all’allenatore è arrivato Pallotta dopo 6 mesi d’assenza. «Lunedì ho cenato col presidente – conferma Rudi mentre l’incontro con la squadra è rinviato a oggi – con lui qui siamo più forti. Se rischio il posto? La mia panchina mi interessa solo per i tre giocatori che posso far entrare. Ho altre battaglie da vincere, non solo quella col Bate. La società ha mostrato unità in un momento in cui la ruota non gira sempre a nostro favore, ma dobbiamo combattere da soli».
In tutti i sensi. Stasera il presidente si renderà conto dal vivo della tristezza di un Olimpico mezzo vuoto: attesi 25mila spettatori, un record negativo. Pallotta parlerà del problema-Olimpico oggi pomeriggio in Campidoglio col commissario Tronca, poi lascerà ai dirigenti il compito di «trattare» colprefetto Gabrielli, che continua lanciare frecciate al club. La contromossa? Possibile che la Roma lo scavalchi e vada direttamente da Alfano. La partita con le istituzioni è tutta da giocare.
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