«Se c’è differenza tra giocare nell’Inter o nella Roma? Sì, tanta. A Milano c’è la pressione per la vittoria ma si resta sempre con i piedi per terra. A Roma invece si passa da un eccesso all’altro e non aiuta».
Pensa che Totti rappresenti solo una fortuna per la Roma o ne sia stato anche un limite, come dice qualcuno?
«Francesco è fantastico e non può mai essere un limite, ma non si è mai fatto delle domande. Non si è mai chiesto se fosse stato meglio giocare per 15 anni alla Roma e vincere oppure per 20 e non farlo. Calcisticamente non è un leader che trascina in campo. De Rossi è stato troppo buono, non ha mai voluto scavalcarlo».
Con quale allenatore si è trovato meglio?
«Direi Carlos Bianchi, ma sono stato fortunato, ho lavorato anche con Maradona, Montella – che era bravissimo e non l’avrei mai mandato via dalla Roma – e anche Luis Enrique. Guardi che se il Barcellona vince, non è solo merito dei tre davanti. Ricordo quando nei preliminari con lo Slovan lui sostituì Totti e fummo eliminati. Avevamo in campo tanti ragazzi e c’era bisogno di Francesco. Io quando vidi il cambio scossi la testa. Il giorno dopo Luis mi disse: “Non farlo più”. Aveva ragione lui. Ha portato a Trigoria la cultura del lavoro. A Roma sembrava che quando si allenavano ti facevano un favore. Ricordo che Spalletti e Montella impazzivano di rabbia. Vincenzo usava i gps e alla fine diceva: “Avete lavorato in modo imbarazzante”».
Chi vede meglio tra le big?
«L’Inter ha più carattere, la Roma ha più tecnica, ma il Napoli ha tutte e due le cose. La Fiorentina invece credo sia un gradino sotto. Nella Roma vedrei bene Perin».
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