(A. Angeloni) «Ma Pallotta dove sta?», cantava la Sud quando era piena e anche ora che è semivuota. Dove sta? A Boston, negli States. Ha impegni di lavoro, la Roma la segue sul tablet, in video conferenza, attraverso i riportini del Bernardini, che gli raccontano tanto, dalle dicerie della stampa ai fatti e misfatti di Trigoria e dintorni. Tutto nella norma. «Ma Pallotta dove sta?». Eccolo, arriva. Come un deus ex machina che, come racconta la storia classica, compariva sulla scena per dare una soluzione ad una trama ormai irrisolvibile. Ma nella Roma c’è qualcosa di irrisolvibile? Diciamo che tutto è risolvibile, qualcosa forse è più complicato da risolvere e sopratutto Jim non ha la bacchetta magica. Pallotta non arrivava a Trigoria da febbraio, quando già la sua Roma aveva preso la strada della discesa verso lo sprofondo, quando la tappa scudetto era ormai saltata e c’era solo la consapevolezza di salvare il secondo posto. Ma la sua presenza poi si è fatta sentire dalla distanza con quel fucking idiots che ha creato parecchi problemi e che ancora oggi se ne pagano le conseguenze. E’ venuto a Roma anche giugno, toccata e fuga, per far chiarezza su quella che sarebbe stata la nuova stagione. L’incontro con Garcia, in un albergo del centro, è stato sorridente per i fotografi, ma nel profondo ha solo confermato che qualcosa non funzionava, perché Rudi sarebbe stato depotenziato e in quell’appuntamento ne ha avuto la certezza, specie quando gli è stato riferito da Jim che, per come era stata organizzata la società e il team calcistico, anche lui (cioè Pallotta) sarebbe stato in grado di allenare. E Garcia, gli ha fatto notare due minuti dopo (pubblicamente) che lui (cioè Rudi) sarebbe potuto andare i Boston Celtics.
MARAZICO TORNA IN AUGE E ora che potrà fare Pallotta? Intanto potrà portare almeno una certa energia e un pizzico di carisma. Una scossa (almeno teorica). Del resto lui è proprietario e presidente. Assente, ma pur sempre presidente. E il presidente va ascoltato: le decisioni drastiche – ama ripetere ai suoi collaboratori – le può prendere anche da Boston, non c’è bisogno che venga a Roma. E una l’ha già presa: ha promosso Bruno Conti dal settore giovanile alla prima squadra, lavorerà al fianco di Sabatini; responsabile dei ragazzi diventa Massimo Tarantino. Il senso della sua presenza a Roma è politico-strategica e funzionale, si spera, all’aspetto tecnico. Al di là degli appuntamenti programmati con sponsor e istituzioni varie per la questione dello stadio, c’è in ballo – non ancora confermato – un appuntamento con Gabrielli, il prefetto. Jim ha ovviamente bisogno di fare una chiacchierata con la squadra, soprattutto con Garcia, mettendo in chiaro un po’ di punti, che sono i vecchi punti. C’è il mercato alle porte, Sabatini (che ieri ha incontrato Raiola per H’Maidat, centrocampista classe ‘95 del Brescia) stilerà un programma e in genere Pallotta si fida sia di lui sia di Baldissoni, che della Roma è il dg. Pallotta starà qualche giorno, farà un salto a Milano, poi tornerà negli Stati Uniti per ripresentarsi nella capitale in occasione del pre-Natale. Non è escluso che faccia tutta una tirata. Sarà allo stadio per Roma-Bate, così pare. Ecco, un’eliminazione dalla Champions lo manderebbe in bestia. E un decisione di pancia potrebbe essere pure presa.
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