(G. Dotto) – Non abbastanza deserto per meritare almeno un tombale e adeguato silenzio, l’Olimpico trova invece non si sa come e dove la forza per emettere dal suo ictus una marea di fischi. In questo momento i tifosi della Roma sono i peggiori del mondo. Discutono, stroncano, disertano. Fanno di tutto meno che amare. La squadra, oggi con l’Atalanta, ha fatto di tutto per somigliare al suo pubblico.
Vuoto su vuoto, deserto su deserto e, tutti insieme, una concupiscenza dell’andare a fondo che la dice lunga su come il diabolus ci metta la coda caprina appena trova l’altare giusto. E Dio solo sa quanto Roma, la papalina Roma, sia giusta più che mai di questi tempi. Se tu ascolti la conchiglia giallorossa ti arriva il rumore del male. Guardi l’Olimpico malato di alopecia e già senti l’odore della sconfitta, capisci che non può esserci festa ma solo funerale.
Fossi nei panni di chi guida la Roma non starei lì passivo ad aspettare che accada chissà cosa, mentre la coda caprina allunga il suo torciglione. Reagirei in tutti i modi possibili. Anche con il lirismo aggressivo di una storia che merita altro.
A Barcellona la Roma s’era finta morta, sperando d’essere risparmiata dal sicuro carnefice. Non calcolando che Messi e compagni maramaldi infieriscono anche sui morti. Dal fingersi morti al reinventarsi vivi il passo è lungo. Ti aspettavi una Roma ferocemente reattiva e scopri una Roma prima nervosa, poi impaurita, dunque spenta. Se questa è la Roma, impossibile immaginare un futuro qualsiasi.
Tutto ciò che autorizzava ottimismo sembra dissolto. A cominciare dal Pjanic tornato a pura evanescenza, allo Dzeko spaesato e al Nainggolan stremato. Aggiungi le infinite assenze, la sterminata sfiga (era fin lì il migliore in campo Digne quando libera la cazzata, okay, puntualmente punita con il massimo della pena). Ma questo è un campionato senza padroni, recupera i tifosi, veri o virtuali, reintegra i malati (Strootman su tutti, Gervinho e Salah), arrivano i nostri a gennaio(Benatia? Oro colato) e tutto può ripartire. Mazzarri? Dio mio.
Fonte: Dagospia.com
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