Edin Dzeko è uomo da vetrina. E in vetrina s’è messo. E la faccia ci ha messo, quando si è trattato di scegliere il proprio futuro in estate. Quando c’era chi lo ammirava per la straordinaria capacità di far salire la squadra, e lui raccontava che «sì, lo so, ma io sono stato comprato per segnare, mi pagano per fare gol». Dzeko allora a Roma è pure la critica di chi lo rimprovera di non essere ancora abbastanza decisivo. Ma è pure un numero, il bosniaco. Poker di gol consecutivi, almeno a questo è servito quel colpo di testa a tempo scaduto di Barcellona. È servito ad allungare una serie aperta che vale come un simbolo, un’ancora in un mare un bel po’ mosso.
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