(A. Austini) – A lezione di calcio dai fenomeni. La Roma ne prende sei dal Barcellona, assistendo inerme alle giocate di Messi & Co. Ma la sua Champions non finisce qui perché la “vera” partita di ieri è andata come sperava Garcia: 1-1 tra Bate e Bayer Leverkusen, giallorossi ancora secondi nel girone e con a disposizione due risultati su tre nell’ultimo turno all’Olimpico contro i bielorussi se i tedeschi non batteranno il Barça. Altrimenti basterà comunque vincere per centrare gli ottavi dopo 5 anni. Al Camp Nou, sorvegliato dalle forze speciali con i mitra e i metal detector per paura dei terroristi, la gara va come tutti la immaginavano. Poco più di un allenamento per la squadra in questo momento più forte del mondo che sabato scorso ne aveva rifilati quattro a domicilio al Real Madrid. La Roma voleva capire a che distanza si trova dai migliori e ha dovuto prendere il binocolo. Per carità, contro Messi, Suarez, Neymar e tutti gli altri devi solo pregare che a un certo punto si fermino (e giustamente non lo hanno fatto) ma dal punto di vista della mentalità, ancora una volta, la truppa di Garcia ha mostrato limiti enormi.
Persa per persa tanto valeva giocarsela e invece i giallorossi non ci hanno neppure provato, restando «bassi» con il doppio terzino su ogni fascia e rinunciando al pressing.
Rudi, come previsto, lascia De Rossi in panchina e affida le chiavi a Keita, applaudito dal pubblico che qui lo ha visto vincere due Champions. Ma il maliano è ormai il ricordo del giocatore protagonista in Europa nel passato. Maicon parte dietro Florenzi a destra, nella zona dove attacca Neymar e sono dolori. Di là c’è l’altro ex blaugrana Iago Falque a dare una mano a Digne nella corsia di Messi, rilanciato dall’inizio da Luis Enrique che tiene fuori Iniesta. La Pulce impegna subito Szczesny, poi lo grazia. Dzeko ha sulla testa la palla del vantaggio ma la manda alta. Era l’occasione per scrivere una storia diversa, invece subito dopo inizia quella più scontata: altra azione tutta di prima del Barça e Suarez appoggia a porta vuota. Fantastica la giocata del raddoppio che arriva immediato con Messi. Sembra la playstation. Il terzo arriva “solo” al 45′ perché i marziani rallentano un po’, ma Suarez castiga ancora Szczesny con un gran tiro al volo e chiude una frazione in cui i padroni di casa hanno tenuto il pallone per l’82% dei minuti giocati. Leggermente più basso il dato finale: 72%.
A inizio ripresa c’è Iturbe per il diffidato Nainggolan nel nuovo 4-4-2 e dal piede dell’argentino parte una bella combinazione che manda al tiro Iago Falque ma Ter Stegen fa il miracolo. Cambiata la musica? Macché. Il Barcellona, con il baby Samper fa segnare Pique prima che lasci il posto a Bartra e subito dopo Messi piazza il quinto. Dentro Vainqueur e Uçan, il turco, la combina grossa: fallo in area ingenuo, Szczesny para il rigore che Messi ha lasciato tirare a Neymar, peccato sulla respinta arrivi quell’Adriano trattato a lungo in estate da Sabatini. Il portiere polacco impedisce all’argentino col 10 di segnare il settimo. Penalty anche nell’altra area, Dzeko però se lo fa parare. Almeno non sbaglia l’ultimo pallone della partita che gli capita sulla testa. Cambia il punteggio, 6-1, non la figura di una Roma bastonata: in 5 gare di Champions ha preso 16 gol, una caterva per la peggior difesa del torneo. Adesso testa all’Atalanta nel campionato dove i giallorossi possono competere per vincere. Poi Torino antipasto della sfida decisiva in Europa col Bate. Passare il turno sarebbe comunque un grande passo in avanti. Dipende solo dalla Roma.
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