(F. Perugini) – Durerà ancora a lungo il Medioevo delle infrastrutture calcistiche in Italia. Il sogno di mezza estate di un Paese moderno, pieno di stadi di proprietà che facessero fare il salto di qualità ai nostri club si sta infrangendo. In pochi mesi la realtà è tornata a picchiare duro. Slitta infatti il progetto dello stadio della Roma come anticipato dalla Gazzetta, la Regione Lazio non ha ancora ricevuto dal Comune il progetto definitivo dell’impianto di Tor di Valle – doveva averlo entro il 15 novembre per far partire la Conferenza dei servizi – documento che però non sarebbe mai arrivato negli uffici istituzionali.
L’avvio dei lavori nel 2016 e la consegna per il 2018 sembrano ormai un’utopia, come il sogno di Francesco Totti di giocare la sua ultima partita nella nuova struttura. Al centro di tuno, come al solito, i soldi e le spese accessorie, cioè i 300 milioni di oneri pubblici imposti alla società e al costruttore Parnasi per il prolungamento della metro B, gli interventi di viabilità, un ponte pedonale e il parco. Solo i 50 milioni garantiti da Pallotta sono già in cassa, per gli altri mancano i finanziatori.
Un altro stop dunque dopo quello del progetto del Milan, aggiudicato dopo una lunga corsa al rialzo e costretto alla retromarcia per le incertezze sui costi di bonifica. La coda giudiziaria ira Fondazione Fiera e il Diavolo sarà lunghissima, come probabilmente diventerà la gestione dei lavo-n a San Siro. L’Inter aveva già un piano di ammodernamento da avviare quando sarebbe diventata l’unica occupante dello storico impianto milanese, ma ora bisognerà tornare a pensare in due. E pensare che la piccola Udinese ha dato una lezione al calcio italiano cambiando volto al Friuli in tempo record. Il prossimo miracolo di provincia – mentre Cairo ha posato la prima pietra del nuovo Filadelfia che servirà per le giovanili e gli allenamenti del Torino – potrebbe essere quello dell’Atalanta: il sindaco di Bergamo ha messo in vendita l’Atleti Azzurri d’Italia per 30-35 milioni, Percassi ci pensa e valuta la trattativa col Comune. Nel frattempo continuano i lavori per il nuovo stadio del Frosinone di concerto col Comune: la speranza è di entrarci per la fine del campionato, ma mai dire mai per un progetto che si trascina da 40 anni. Il Carpi resta in trasferta a Modena, mentre il Sassuolo sta costruendo la sua favola in un’impianto si di proprietà, ma a Reggio Emilia. E gli altri grandi club che guardano da lontano la luve, già avveniristica con lo Stadium e ancor più lungimirante nel progetto Continassa? Lo stadio Delle Aquile per la Lazio è un progetto che fa sognare e poco più. Così come il sogno di Ferrero di uno stadio a bordo mare per la Sampdoria, soprattutto mentre sembra finalmente giungere a conclusione la lunga trattativa per il passaggio del Ferra-ris in concessione per 99 anni ai club liguri. De Laurentiis litiga periodicamente con il sindaco di Napoli De Magistris annunciando la fuga degli azzurri dal San Paolo («è un cesso», disse a settembre), ma poi i due finiscono sempre per trovare un accordo. L’accordo per il nuovo impianto del Palermo sembra averlo trovato con la Città invece Maurizio Zamparini, ma siamo ancora ai contratti verbali. Come tante, troppe volte in Italia.
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