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Fiorentina Roma Dzeko

È riemerso dalla nebbia quando qualcuno aveva già iniziato a storcere il naso. La rete che tiene ancora in corsa la Bosnia per i prossimi campionati europei, segnata con una visibilità minima, conferma che Dzeko è tornato. Probabilmente aveva soltanto bisogno di tempo, di adattarsi ad un calcio diverso da quello giocato in Premier, senza dimenticare l’infortunio che lo ha tenuto fermo un mese. Ancora un gol, il terzo consecutivo considerando il Bayer Leverkusen e la Lazio che fanno calare il sipario sulle critiche (velate e non) che Edin ha iniziato a ricevere dal 30 di agosto. Quel volo sotto la curva Sud, dopo aver superato Buffon, anziché trasformarsi in un trampolino di lancio era diventato una palude dove affondare, minuto dopo minuto, passo dopo passo, tiro dopo tiro. Perché dopo la rete alla Juventus sono trascorse altre 10 gare prima del nuovo sigillo, in Champions. Poi il rigore del vantaggio nel derby e venerdì l’acuto che tiene viva la speranza di una nazione di quasi 4 milioni di persone che vuole coronare il sogno di partecipare per la prima volta ai prossimi europei.

IL RITORNO Bastava aspettarlo. Il mini-filotto iniziato in Champions è il segnale di una ritrovata costanza. Edin, sia con la Bosnia che con la Roma, è chiamato a fare la differenza. Lo sa lui per primo, anche quando le cose non andavano per il meglio: «Sto lavorando molto per la squadra? È vero ma io devo segnare i gol, questo è il mio lavoro». Detto, fatto. Non gol banali in partite virtualmente chiuse ma reti decisive: il 2-0 alla Juve e al Leverkusen, l’1-0 alla Lazio e l’1-1 l’altra sera contro l’Irlanda. Da queste quattro gare passano sia i sogni della Roma (in campionato e in Champions) che della sua nazionale. Garcia lo aspetta. Sa che per una volta la fatica non peserebbe nelle gambe e nella testa se Edin tornasse a Trigoria con la qualificazione in tasca. Anzi, potrebbe essere la molla decisiva per riaverlo al meglio in campionato. Perché è inutile nascondersi, l’obiettivo stagionale – low profile omeno – è lo scudetto: «Adesso la cosa più importante è giocarsi lo scudetto, perché abbiamo il gruppo giusto per farlo», ha ammesso l’altra sera il compagno di squadra Nainggolan, dopo il 3-1 all’Italia. Farlo con questo Dzeko, sarà più semplice, soprattutto ora che vede la porta anche in una coltre di nebbia. Se poi al bosniaco dovesse unirsi la Curva Sud, il cerchio sarebbe completo: «Bisogna distinguere tra i tifosi, che sono la maggior parte, e altri che non so come definire. Considero sacrosante certe rivendicazioni, tuttavia tornino e si comportino nella maniera giusta. Si accorgeranno che le istituzioni accetteranno di rivedere certe posizioni», ha detto ieri De Sanctis. E sul futuro, il portiere apre al rinnovo: «Mi sento ancora un calciatore. Se decidessi di continuare a giocare vorrei farlo nella Roma. Deciderò insieme al club». A riportarlo è l’edizione odierna de Il Messaggero.

edwin iacobacci

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