Non c’erano le Curve, probabilmente non c’era il rigore, ma non c’era nemmeno la Lazio apparsa per un attimo con una bordata di Anderson che ha quasi spazzato la traversa e poi di nuovo evaporata. C’era eccome, invece, una Roma quadrata dove – per la prima volta in un derby – non c’erano romani, né tantomeno italiani. Almeno fino all’ingresso di Florenzi, che avrebbe fatto molto volentieri a meno di giocare visto che ha preso il posto di Salah sulla cui caviglia destra è salito pesantemente Lulic. Una Roma in piena emergenza schierata da Garcia con un 4-2-3-1 che aveva in Iago Falque non un sostituto dello squalificato Pjanic, ma un fac-totum e un tormento per il diri mpettaio Biglia. Al posto di De Rossi, convocato in nome della pretattica ma non andato nemmeno in panchina, c’era un ordinato Vainqueur, con Nainggolan libero di agire da interno sua posizione preferita e di sfiorare il suo primo gol stagionale (palo clamoroso).
L’episodio che ha indirizzato la sfida è arrivato dopo dieci minuti quando Gentiletti, già apparso in soggezione così come Mauricio di fronte al pressing alto dei giallorossi, ha steso Dzeko. Le immagini testimoniano che il tackle comincia fuori area, anche se poi l’argentino col ginocchio incoccia le gambe del bosniaco sulla linea. Tagliavento (e forse anche il guardalinee Manganelli) deve aver giudicato solo la seconda parte del contatto, assegnando senza esitazioni il penalty trasformato da Dzeko. «Il rigore è una questione di millimetri – minimizza Garcia – Io preferisco parlare di calcio e non di episodi, senza dimenticare che forse mancano anche due espulsioni (si riferisce a Gentiletti che, già ammonito, stende Gervinho nel primo tempo e a Lulic per il fallo su Salah, ndr). E poi non sarebbe cambiato nulla, rigore o non rigore, la Roma ha meritato di vincere. La squadra ha mostrato qualità individuali e collettive, coraggio e organizzazione difensiva», grazie a un Manolas formato gigante e una tattica del fuorigioco senza grosse sbavature. Ergo, Szczesny non ha subito gol come solo a Frosinone era successo.
Non è esente da colpe una Lazio brutta, quasi impalpabile e alla terza sconfitta di fila, la sesta in totale. «La partita è stata condizionata nettamente dal rigore che non c’era – protesta Pioli – Per fischiarne uno così, in una partita del genere, devi essere sicuro al 105% e l’arbitro non poteva esserlo. Le nostre reponsabilità ci sono tutte sul secondo gol. Saprò cosa dire alla squadra. Se la sento ancora mia? Certo. Il primo responsabile sono io e i giocatori sanno di avere delle proprie responsabilità». A riportarlo è l’edizione odierna di Leggo.
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