(G. Tonelli) – Regole severe, linea dura contro gli ultrà violenti, critiche alle squadre di calcio che non collaborano nel modo migliore. Le prese di posizione del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, possono in astratto trovare il consenso di chi, come il Sap, chiede da tempo che la legalità venga fatta rispettare anche all’interno degli stadi. Queste strutture, infatti, non possono essere considerate zone franche e contestualmente devono essere responsabilizzate ancor di più le ricche società sportive professionistiche, sia dal punto di vista economico che per quel che concerne l’ordine pubblico. Fatte queste doverose premesse, credo però che la Polizia che Gabrielli ha conosciuto 10 anni fa non sia la stessa di oggi e questo per colpa di una classe politica che, con coscienza e volontà, ha depauperato il sistema sicurezza, determinando oggi un vuoto di organico di oltre 18.000 unità solo tra gli uomini guidati dal prefetto Pansa, una carenza complessiva tra tutte le forze dell’ordine di circa 45.000 operatori e un’età media che si avvicina ai 50 anni. L’introduzione della figura degli steward, di per sé per positiva per alleggerire il nostro lavoro, ha nel contempo aggravato la problematica delle complicità tra le frange più estremiste della tifoseria e le società di calcio: i filtraggi agli ingressi delle curve rischiano di essere inefficaci se mazze e armi improprie vengono fatte entrare negli impianti grazie ad “appoggi”. Questo, naturalmente, è solo un esempio. Resta il problema di fondo di un rapporto “sistemico” con le curve e col tifo più caldo che non può dettare le regole dell’ordine pubblico: sentire in tv soggetti che parlano a volto coperto, che rivendicano addirittura una “dignità” per gli ultrà più facinorosi, che contestano l’uso delle barriere e pretendono di sedersi senza rispettare i numeri di posto assegnati, come avviene in tutta Europa, mi pare francamente delirante.
Oggi – come accadrà domenica prossima col derby Roma/Lazio – si tornano ad impiegare i Reparti Mobili all’interno degli stadi, dove per altro gli incidenti si sono ridotti, e si dimenticano i problemi che certi “grandi eventi” possono determinare nel cuore della capitale, basti pensare alla morte del giovane Ciro Esposito o al danneggiamento della fontana del Bernini da parte dei “tifosi” olandesi.
Trovare una soluzione a queste delicate questioni, senza una precisa volontà di chi ha responsabilità politiche e di governo, è tutt’altro che semplice.