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AS ROMA Pjanic: “Il gol più bello alla Lazio. Le punizioni? Io ho il mio stile”

Pjanic

Miralem Pjanic lotta su più fronti: lo scudetto, la Champions League e la qualificazione ad Euro 2016 della Bosnia. La priorità però, è per i giallorossi:

“I miei pensieri sono concentrati solo sulla Roma. Voglio giocare al meglio per il mio club, per contribuire al miglior posizionamento possibile in Serie A e in Champions League”.

Non soltanto la Roma, anche la Bosnia…

“Certo. La Nazionale è qualcosa di speciale per me.”

C’è qualche segreto nel tuo modo di battere le punizioni?

“Non esistono segreti per la ricetta della punizione perfetta! La risposta è semplice: è tutta una questione di allenamento. Ho calciato una decina di migliaia di punizioni da tutte le posizioni. Ci vogliono più di dieci anni per imparare”.

Anche oggi ti ci allenerai?

“Certamente. Tutti i portieri delle mie squadre devono restare fino a dopo l’allenamento per parare i miei calci piazzati tirati da tutte le parti”.

Le tue punizioni sono più precise di un calcio di rigore…

“Ci sono un sacco di storie. Mentre si forma la barriera guardo il portiere e fisso il punto più facile per arrivare in porta. Proprio quando l’arbitro si appresta a fischiare so già esattamente che rincorsa devo prendere per mandare la palla in rete. Naturalmente, non sempre indovino. Qualche volta prendo la barriera, altre finisce di poco a lato oppure in alto”.

La tua zona preferita per calciare punizioni?

“Tutte quelle intorno all’area di rigore. Tuttavia la distanza più adatta è circa 25 metri dalla porta. Sia se la posizione è spostata a destra o sinistra o centrale”.

I tuoi gol preferiti?

“Forse quello contro la Lazio. Penso sia stato il mio gol segnato dalla distanza più grande. Saranno stati più di 40 metri. Ho guardato il portiere avversario con la coda dell’occhio, nonostante la distanza fosse notevole. Poi ho mirato e colpito il pallone. Purtroppo quella rete ha perso importanza perchè perdemmo”.

Fu importante il gol al Real Madrid con la maglia del Lione?

“Ovvio. Quel gol al Bernabeu ci portò ai quarti di Champions. Si tratta di una delle reti più importanti che abbia mai segnato. Poi ci sono anche altri gol a cui sono legato, ma in partite meno importanti”.

Juninho era un maestro nelle punizioni…

“Vedo che spesso è sottolineato di come io abbia imparato a calciare le punizioni da lui. La verità è che lui era un maestro, ma io ho costruito da solo il mio stile. Così come Pirlo e Ronaldo hanno il loro stile. Siamo tutti tiratori diversi l’uno dall’altro. E ognuno di noi ha il suo modo di calciare”

Quella punizione contro il Leverkusen ha fatto il giro del mondo…

“Si, è stato un gol speciale. Ho segnato proprio quando io e la mia famiglia eravamo in lutto per la morte della mia amata nonna. Contro il Leverkusen volevo veramente vincere, a qualsiasi costo. Ho anche segnato, ma alla fine non siamo riusciti a vincere. Però ho fatto la dedica a mia nonna”.

Euro 2016: si può battere l’Irlanda?

“Possiamo eccome! Ma se in due partite non dovessimo riuscire a superare l’Irlanda significa che non ci meritiamo di andare in Francia per gli Europei”.

Che spareggio sarà?

“Non sarà facile perché l’Irlanda gioca in modo molto diverso rispetto al Belgio, all’Italia, al Portogallo o alla Spagna. Loro giocano duro, un calcio aggressivo fatto di lanci lunghi. Sono forti nei contrasti. Sono abbastanza compatti e hanno alle loro spalle due successi nei play-off”.

Però la Bosnia può farcela…

“Certo. All’inizio del gruppo di qualificazione abbiamo avuto molta sfortuna. Diversi infortunati e squalificati. Purtroppo, tutto questo ci ha frenato all’inizio, specialmente per quanto riguarda i risultati. Se fossimo partiti subito col piede giusto sarebbe potuta andare diversamente. Adesso con Dzeko e Kolasinac siamo più forti, e anche altri connazionali sono in grande forma. Questa è un’occasione ancora più favorevole rispetto ai gironi di qualificazione. Inoltre stanno uscendo fuori nuovi giocatori giovani. Tutto questo ci aiuta. Anche per questo sono fiducioso per l’esito finale”.

A chi fai riferimento? Accanto a chi ti trovi meglio in Nazionale?

“Djuric mi ha impressionato contro il Galles. Anche in allenamento ho visto in Djuric un giocatore che ci darà una nuova dimensione, soprattutto quando capiterà di giocare senza Dzeko. Quando è entrato in campo Djuric c’è stato un vero cambiamento nel nostro gioco. Lui è molto importante poiché è un calciatore che non perde mai la palla, duella con i difensori, fa pressing. Questo è molto importante. E non è solo forte in area, ma anche fuori. Io posso giocare insieme a chiunque. Lavoro al massimo con ogni compagno, poi spetta al mister decidere chi schierare in campo. Noi come nazionale non dobbiamo dipendere da nessuno, che sia Pjanic o Dzeko. Ogni squadra ha bisogno di un proprio sistema di gioco, al di là degli interpreti in campo”

Un messaggio al popolo bosniaco?

“Non ho nulla da dire in particolare, se non promettere che giocheremo con tutto il cuore per il nostro paese. Questa doppia sfida all’Irlanda è uno dei momenti calcistici più importanti per la nostra nazione. Abbiamo la grande possibilità di qualificarci ai prossimi campionati europei. Avrebbe un significato importante per questa generazione, visto che potremo essere ricordati per aver partecipato sia ai Mondiali che agli Europei. A volte non riescono a farlo nemmeno nazionali più ricche e forti di noi. Significherebbe tantissimo per tutti. Quindi contro l’Irlanda avremo bisogno del sostegno dei nostri tifosi che sono la nostra forza”.

L’intervista prosegue con le parole di Fahrudin Pjanic, padre del centrocampista giallorosso, che rivela:

“Quando Miralem giocava ancora per il Metz c’era il Bayern Monaco molto interessato a lui, tanto che Hoeness (dirigente del club tedesco, ndr) ci invitò nella sua villa e cercò di impressionare Miralem, senza alcun risultato. Così ringraziammo per l’offerta e andammo via. Ma anche il Barcellona circa 7 anni fa mostrò interesse per lui. A quei tempi Laporta era il presidente del club blaugrana, e c’era ancora Rijkaard in panchina. Allora un giorno incontrai Laporta che era disposto a spendere i soldi che chiedeva il Metz per Miralem. Sfortunatamente non era stata una grande stagione per il Barcellona e così l’operazione non si concretizzò”.

Fonte: avaz.ba

matteo isidori

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matteo isidori

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