L’ex Prefetto di Roma, Achille Serra, ha parlato dei provvedimenti del Prefetto Gabrielli e del braccio di ferro con le tifoserie romane. Queste le sue dichiarazioni:
“Premetto che Gabrielli è un prefetto di primo ordine e una persona intelligente che non posso certo criticare. Penso che per risolvere il braccio di ferro tra il Prefetto e le tifoserie, queste ultime dovrebbero fare un passo avanti: quando si radicalizza non si trovano le soluzioni. Credo al dialogo, l’opposizione danneggia solamente le squadre e dà un’immagine negativa di Roma. Se si riuscisse a rientrare nelle curve e a dialogare – sottolineo ancora che Gabrielli è persona ragionevole – magari il prossimo anno si cambieranno le cose. Un atteggiamento del genere non ha via di uscita perché il Prefetto non può rimangiarsi un provvedimento. Con un comportamento giusto si potrebbe far capire che le curve non sono pericolose e lo stesso Prefetto potrebbe ritornare sulle sue posizioni”.
Qual è quindi la soluzione che propone?
“La soluzione è rientrare allo stadio, magari già per il derby dando prova di aver capito il messaggio e aprendosi al dialogo, cosa che certamente farebbe bene alla causa. Questo braccio di ferro non porta da nessuna parte, è necessario raffreddare la situazione entrando e dando un messaggio positivo al prefetto che certamente raccoglierà per il prossimo anno”.
Crede che ci sia latitanza della politica in questo argomento?
“Che la politica debba entrare su un problema di curve allo stadio mi pare esagerato. Non chiamiamola sempre in causa…”.
Nell’intervista rilasciata al Processo del lunedì, Gabrielli ha dimostrato di non essere conoscitore di quanto avviene allo stadio. Crede che sia il caso di chiamare qualcuno competente di calcio a parlare di problemi di calcio? All’interno degli stadi non accade nulla da anni, il problema è fuori, ma non si è in grado di arrestare i pochi pericolosi e così si finisce per fare di tutta l’erba un fascio. La questione non è insomma centrata.
“Non si parla di calcio: si parla di ordine pubblico e il Questore è proprio il responsabile tecnico dell’ordine pubblico, che secondo la sua prospettiva potrebbe essere compromesso, ma certamente non sono nella posizione di criticare il mio successore. Non spetta a me. Ribadisco invece la validità del dialogo: solo il venirsi incontro può essere risolutivo, tendere il conflitto non giova a nessuno. Il primo passo credo che spetti ai tifosi che devono dimostrare di non essere quello che tutti credono. I tifosi romanisti e laziali sono sempre creduti i cattivi dell’Italia quando non è così: bisogna dimostrare che c’è il desiderio di collaborare per l’ordine pubblico. Le curve hanno dei responsabili. Se questi chiedessero di mettersi in contatto con la prefettura dando alcune garanzie sarebbe un passo importante. A quel punto non si parlerebbe del comportamento di un singolo ma dell’accordo con alcuni responsabili. Se fossi io il Prefetto e la tifoseria facesse un passo avanti, darei tutte le garanzie”.
Se lo Stato non è in grado di punire i delinquenti, perché devono rimetterci tutti?
“Non posso darle torto. Io ero prefetto il giorno di Lazio-Roma quando si era creduto che fosse morto un bambino e anche in quel caso i responsabili furono arrestati la sera e il giorno dopo erano liberi. E’ un motivo di riflessione per lo Stato e per le istituzioni, che non hanno più la fiducia della gente”.
Fonte: rete sport