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Rudi Garcia

Il miglior attacco del campionato s’è inceppato, la difesa più solida no. La legge dell’1-0 premia ancora il cinismo di Mancini e inchioda Garcia alla terza sconfitta consecutiva a San Siro, uno stadio che è riuscito a sbancare solo nella prima incursione da allenatore giallorosso. Questo – insieme al primo stop dopo cinque vittorie di fila – dicono il risultato e la classifica, ma in campo s’è visto ben altro: una Roma coraggiosa e forte, a cui è mancato solo il gol.

«Sono tranquillo, non si assegnava oggi lo scudetto. È una sconfitta immeritata – sottolinea ovviamente Garcia – le statistiche dicono che la mia squadra ha fatto una buonissima partita».Non sono bastati il 59% di possesso palla, 15 tiri a 7 e le 11 occasioni create contro le 4 dei nerazzurri. «Ci sono mancati cattiveria davanti alla porta, cinismo ed efficacia – è la sintesi di Rudi – per questo se giochiamo così nel futuro ne vinceremo tante. Sul piano difensivo siamo andati molto bene, mentre Handanovic è stato il migliore in campo e questo vuol dire tutto». Dall’altra parte, invece, Szczesny non è stato reattivo sul tiro vincente di Medel. «Da un grande portiere come lui è lecito aspettarsi l’exploit in una grande partita come questa. Non c’è riuscito, deve essere più cattivo come gli attaccanti, ma l’ho visto in crescita a Firenze e con l’Udinese». Poi la bacchettata a Pjanic: «Davvero non valeva la pena farsi espellere. Ci sono stati due falli di mano non fischiati all’Inter, ma non bisogna comunque protestare e il colmo è che ha preso la seconda ammonizione toccandola lui di mano. Sa di aver sbagliato e a volte sul campo è umano provare questo sentimento di ingiustizia. La sua era voglia di vincere, non nervosismo».

Non ci sta il francese a sentirsi battuto nel confronto tattico con Mancini. «Una squadra come l’Inter di stasera, che ci ha concesso 7-8 occasioni da gol, ha ragione solo perché ha vinto ed è prima in classifica. Se la rigiochiamo così, nove volte su dieci la portiamo a casa noi. Ci hanno lasciato il pallone e lo abbiamo usato bene visti tutti i pericoli creati. È stata una prestazione ancora più completa di quella di Genova con la Sampdoria che mi era piaciuta molto nonostante la sconfitta. Ma non serve dare alibi alla squadra: se non la butti dentro è dura vincere». Prima o poi dovranno arrivare anche i gol di Dzeko. La «mollezza» del bosniaco è il simbolo di questa sconfitta molto amara. «Sappiamo che ha bisogno di giocare – lo difende Garcia – per trovare l’accelerazione sui primi 2-3 metri che lo farà arrivare prima sul pallone. All’inizio era un po’ isolato in area, ha avuto una grande occasione, gli è mancata la cattiveria ma non solo a lui. Potevamo passare in vantaggio e la storia sarebbe cambiata. In dieci uomini abbiamo continuato a fare la partita, meritavamo il pareggio».

L’allenatore, poi, spiega così i cambi finali: «Quando si gioca in 10 non si può lasciare il povero Nainggolan da solo a centrocampo e avere velocità in attacco. Siamo riusciti a renderci pericolosi comunque, il nostro secondo tempo mi è piaciuto più del primo. Inoltre nella mia testa era previsto di far uscire Dzeko visto che abbiamo un’altra partita mercoledì. Non c’è tempo per rammaricarci, il morale deve restare alto». Riaccendere la speranza in Champions con una vittoria sul Bayer sarebbe il viatico migliore per il derby. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Tempo.

edwin iacobacci

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