(F. Oddi) – Dal Brasile alla Bielorussia, passando per Trigoria: Edoardo Soleri ha sempre fatto il giro lungo, ma col Bate è arrivato in prima squadra, con un esordio inatteso per tutti, lui compreso. Fino al 2013 giocava nel Futbolcub, Roberto Muzzi se lo ritrovò negli Allievi Nazionali quasi per caso. «Quando mi consegnarono la rosa – racconta l’ex attaccante, che da giugno ha concluso il suo rapporto con il club giallorosso – chiesi chi fosse e mi dissero che era un centrocampista. Che non mi serviva, perché nel ruolo ero coperto. E quando gli dissi di provare a fare il centravanti, rispose di no».
LA SVOLTA Durò poco: cambiò idea, e cambiò tutto. «Dopo l’esordio mi ha scritto un messaggio, dicendo che è tutto merito mio. è un ragazzo umile ed educato, oltre che un attaccante completo: ha fisico, e tecnica, e nonostante superi il metro e 90 è anche veloce. Gli dicevo che mi ricordava il primo Luca Toni, e che se fosse rimasto centrocampista non sarebbe andato lontano». Lontano, Soleri, c’era andato da bambino, per seguire il padre, dirigente d’azienda: prima Buenos Aires, poi San Paolo, dove si è iscritto alla prima scuola calcio, in Brasile. In Bielorussia era andato per giocare con la Primavera, 8 gol lo scorso anno avendo davanti Vestenicky e Sanabria, 3 alla prima di quest’anno. Il nigeriano Sadiq è già a 8, c’è pure l’argentino Ponce, ma sono arrivati in estate, e non potevano essere messi in lista B: Soleri sì, così ha esordito prima in Champions che in serie A. Come Daniele De Rossi, che ci riuscì a 18 anni: lui li farà questo mese, e sarà festa doppia.