(M. Pagani) – Martedì 27 ottobre 2015, Hotel Nh President di Milano, Largo Augusto. Il capo del calcio italiano e presidente della Figc Carlo Tavecchio colloquia con un dirigente sportivo che dalla stessa Federazione è stato radiato, Antonio Giraudo. I due discutono animatamente in un gran mulinare di mani e di concetti. A pochi passi da loro, nascosto da un cappello: “Dovevo evitare di farmi riconoscere”, si trova Giuseppe Cruciani che i concetti li ascolta, li rielabora e poi, scattate le foto utili a testimoniare l’incontro, li mette in forma epistolare spedendo a Dagospia una dettagliata lettera nel tardo pomeriggio. Grazie a Cruciani e alla sua passione per il calcio, per le notizie e per Blake Edwards veniamo a scoprire temi, toni e ruoli in commedia dell’improvvisato mini-consesso. Sono tutti molto interessanti.
TEMI: al centro dello scambio ci sarebbero gli ultimi detriti di Calciopoli, le cause incrociate tra Figc e Juventus. In ordine sparso ballano soldi, rapporti futuri, autorappresentazioni, politiche di settore, buone apparenze da mantenere e rielezioni. Tavecchio vorrebbe un colpo di spugna, il reciproco elidersi dei procedimenti risarcitori, un “pari e patta”. Il radiato Giraudo si mostra indisposto a saziarsi con tarallucci e vino e pur non essendo chiaro a che titolo parli e chi rappresenti esattamente, esprime contrarietà: “Col cavolo, noi andiamo avanti”. Poi i toni. Nell’albergo a 4 stelle, l’ex alfiere della terza stella juventina usa un curioso plurale che farebbe immaginare a un’ambasciata di Giraudo programmata in altre sedi e non a un’opinione da bar. La conversazione – suggerisce Cruciani – è a tratti tesa e non del tutto amichevole.
I ruoli: su chi tenga in mano il bastone del comando non è lecito avere dubbi. È infatti Giraudo a sentenziare: “Il sistema Galliani-Bogarelli ha pisciato in testa alla dignità delle squadre italiane“, a negare pregresse responsabilità come già fatto in altre sedi (per Calciopoli, a detta di Giraudo come riporta Cruciani: “nessuno ha colpa”), a infangare un diretto dipendente di Tavecchio, Lele Oriali, attuale team manager della Nazionale, liquidato come uno che falsificava i passaporti senza che il suo datore di lavoro reagisca in maniera apprezzabile. A sembrare, in una sola definizione, il padrone. Tutto fantastico, proprio nelle stesse ore in cui appoggiando la mano sulla testadei giovani talenti di domani, Tavecchio, ecumenico, proseguiva il propriogiro elettorale inaugurando a Cover-ciano il primo centro tecnico federale. Qualche domanda ancora: è tutto normale? Il signor Elkann e il signor Agnelli erano a conoscenza dell’incontro? La Federcalcio tratta di cause civili e di risarcimenti con chi dal pallone è stato radiato? Tavecchio – equi il quesito è ozioso – può ancora rimanere al proprio posto?
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