(L. Valdiserri) – La domanda che a Roma si fanno in tanti è questa: Rudi Garcia si è italianizzato per vincere? I tre indizi che dovrebbero fare la prova sono: 1) l’anno scorso aveva detto in pubblico, dopo la sconfitta contro la Juve, che la Roma avrebbe sicuramente vinto lo scudetto e adesso, visto come è andata a finire, scappa da quella parola proibita come Dracula davanti a un paletto di frassino; 2) ha perfezionato la pretattica, che peraltro già frequentava in Francia, rendendo Trigoria un fortino: quando la squadra svolge l’allenamento del giovedì, quello più importante, vengono abbassate persino le tapparelle degli uffici che danno sui campi da gioco; 3) trova meraviglioso anche vincere sotto il 25% di possesso palla, come è successo a Firenze.
Scaramanzia e segreto industriale sembrano, sinceramente, meno interessanti del terzo punto. Contro la Fiorentina, che è andata a sbattere contro la linea difensiva a sei (!) dei giallorossi, si è vista una Roma diversa. Chi ha storto il naso, però, non ha capito l’importanza di avere un gruppo intero che corre in aiuto del reparto più in difficoltà. La difesa giallorossa, in campionato, ha subito 11 gol e cioè più di Inter, Napoli, Fiorentina, Sassuolo, Atalanta, Chievo e Juve, facendo pari con Frosinone, Genoa e Udinese. Ecco perché è stato così importante vedere Gervinho e Salah sulla linea dei terzini, proprio come faceva Eto’o agli ordini di Mourinho nell’Inter del triplete.
Per arrivare allo scudetto, adesso, serve un passo ulteriore. Le partite come quelle di Firenze non saranno tante in stagione. Ci saranno, invece, molte più avversarie pronte a chiudersi a riccio. A partire da stasera, contro l’Udinese di Colantuono, che arriva da quattro risultati utili consecutivi. Ecco perché sarà importantissimo recuperare al top Edin Dzeko.
Il centravanti bosniaco è ancora fermo all’unico gol in giallorosso, contro la Juventus, datato 30 agosto. La Roma, miglior attacco del campionato (22 gol, 11 marcatori diversi), finora se l’è cavata benissimo anche senza le reti del suo centravanti designato e, quando Dzeko è rimasto fuori per infortunio, si è rivista la formula con le due frecce (Gervinho e Salah, 4 e 5 gol) che ha funzionato alla grande. Il salto di qualità definitivo, però, può passare solo da Dzeko.
Garcia lo aspetta con fiducia, mettendo in luce tutto il lavoro che Edin ha comunque fatto per il gruppo e con il gruppo: «Io dico sempre che la star è la squadra, non il singolo. Dall’inizio della stagione vedo un atteggiamento collettivo che apprezzo molto. Edin, a Firenze, ha fatto una gara di grande aiuto per la squadra e adesso la squadra aiuterà lui. Lo abbiamo preso perché è un grande campione e sono sicuro che farà tanti gol. Una squadra vincente deve sapere colpire in tanti modi diversi, ogni volta bisogna trovare la strategia giusta per conquistare i tre punti. Alla fine è sempre e solo questo che conta».
Stasera mancheranno De Rossi e Salah, squalificati, più i lungodegenti Keita e Totti (in recupero) e Strootman (se ne parla con l’anno nuovo). Non è previsto un gran turnover, anche se sabato ci sarà l’Inter. «La partita più difficile è la prossima», dice Garcia. E questo è un ritornello che si sente sia in Italia che in Francia.
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