(M. De Santis) – L’incoronazione è arrivata da un certo Pep Guardiola: «Il Bayer Leverkusen è una delle migliori squadre del mondo, complimenti a Roger Schmidt». Potrebbe anche sembrare il tipico zuccherino lasciato dall’allenatore del Bayern Monaco che stravince al collega che ci prova ma non riesce a fermarlo. E invece l’attestato di stima in questione, ripetuto in più occasioni, è quanto di più sincero e spassionato. La Roma, avversaria di stasera, è avvisata: guai a scherzare o a sottovalutare il Bayer Leverkusen, bruttissima bestia da affrontare sul campo e meravigliosa creatura da studiare per la sua impostazione tattica. La Lazio, piallata nel ritorno del playoff per l’accesso alla fase a gironi di Champions, ne sa qualcosa. Occhio al «gegenpressing», che poi non sarebbe altro che il pressing alto subito dopo la perdita del pallone, perché a Leverkusen hanno imparato a farlo in maniera persino più estrema rispetto al Barcellona e al Bayern di Guardiola e al Borussia di Klopp.
Tutto merito di Roger Schmidt, allenatore amato, venerato e osservato speciale da molti suoi colleghi perfino più famosi e blasonati nonché da un’infinità di direttori sportivi. Il primo a scoprire sulla sua pelle i danni che può provocare il «gegenpressing» schmidtiano è stato proprio Guardiola, il 18 gennaio 2014, in un’amichevole tra il Salisburgo, all’epoca allenata dall’attuale tecnico del Bayer Leverkusen, e il Bayern Monaco. Risultato finale: 3-0 per gli austriaci e Pep che dichiara «Non ho mai giocato in tutta la mia carriera contro una squadra che riesce a tenere un’intensità così alta». La strada, dopo una pubblica promozione del genere e una stagione in cui il Salisburgo vince campionato, Coppa d’Austria e arriva agli ottavi di Europa League, è tracciata: Schmidt è pronto a salire di livello.
Rudi Voeller, ds plenipotenziaro del club delle Aspirine, se lo prende e se lo porta a Leverkusen: l’uomo giusto al posto giusto con i giocatori giusti per sviluppare una nuova variante di «gegenpressing». Se a Salisburgo il modulo di partenza era sempre un 4-4-2, al Bayer diventa un 4-2-3-1, anche se stasera, col il totem Kiessling in fortissimo dubbio, potrebbe tramutarsi di nuovo in un 4-4-2. Il resto è storia recente: l’esplosione di stelline come Bellarabi, Calhanoglue Son, venduto in estate a peso d’oro al Tottenham, l’approdo agli ottavi della scorsa Champions, il quarto posto nella scorsa Bundesliga e il rinnovo di contratto fino al 2019. Tutta farina del sacco di un calcio fatto di pressing altissimo, ritmi asfissianti, tagli continui, più tiri rapidi che possesso palla prolungato, studio meticoloso delle palle inattive e tanta aggressività ma che conserva ancora qualche buco in fase difensiva (specialmente nei ripiegamenti sul lato debole). Un menù calcistico che, lo scorso inverno, aveva fatto ingolosire anche il ds giallorosso Walter Sabatini, prima che il rinnovo di Schmidt con il Bayer e l’immobilismo romanista con Garcia lasciassero tutto inalterato.