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LA REPUBBLICA Roma sempre più sicura, l’Empoli deve arrendersi

gol PjanicLA 

Dove c’è Pjanic c’è Roma. Se Pjanic sonnecchia la Roma annaspa, se Pjanic accende la luce la Roma assume la fisionomia di una squadra vitale, persino imprevedibile, qualunque sia il modulo. La Roma, dice Garcia, ha una mentalità offensiva. Dovrebbe allora disporre anche di un gioco offensivo, qualcosa di studiato che coinvolga tutti e non dipenda soltanto dal suo più conclamato talento (o dall’entusiasmo di Florenzi “multitasking”). Però non ce l’ha. Spesso i recuperi palla non portano a niente. Contro le difese chiuse la Roma è agitata, non dinamica. Per questo batte l’Empoli solo quando Pjanic spegne i toscani con una delle sue punizioni (11’st), la terza in campionato. Di colpo gli spazi, da tre che erano, sono diventati cento. Gli empolesi, da diligenti e rapidi nelle chiusure che erano, si sono smarriti perdendo energia (e pensare che avevano cominciato la ripresa mettendo sotto pressione i portatori di palla, evidentemente la brutta Roma del primo tempo li aveva caricati). A catena sono arrivati il raddoppio di De Rossi, nella sua partita n. 500, di testa su corner di Pjanic (14’ st) e il 3-0 di Salah, maturato da una verticalizzazione di Nainggolan e da un cross corto di Gervinho (24’ st). Poi l’1-3 di Büchel (30’ st).

Rimane il sospetto che dietro il momentaneo secondo posto permangano, intatte, le ambiguità e la scarsa continuità d’ispirazione collettiva. Un tempo sì e un tempo no, come a Palermo, questa Roma non sarebbe certo piaciuta a Nick Hornby. La Roma è “febbre a 45”, si esprime a metà, nell’altra si dimena in una confusione spacciata per aggressività, i suoi grattano sui muri sperando di veder affiorare affreschi ma non ottengono altro che dita sanguinanti e intonaco sotto le unghie. La Roma che non funziona bene, e che per tutto il primo tempo non crea una sola palla gol (il colpo di testa di Gervinho al 16’ era in netto fuorigioco non visto), fa riemergere dai sepolcri del pallone cittadino “antiche caciare” riadattate alla globalizzazione del calcio. Poco abituato ad allungare la squadra da centravanti, Gervinho si fa beccare troppo spesso in fuorigioco, Florenzi si sente fuori posizione e ci resta male (si sposterà sulla sinistra). Il modulo sarà flessibile ma l’apporccio è un po’ caotico, spesso sono proprio i giallorossi a non capire bene cosa come e quando. Alla fine la Roma ha vinto per il piede di Pjanic e per due palle inattive che hanno aperto l’Empoli. Quando il bosniaco ha rimesso la macchina in assetto di corsa, nascondendo le righe sulla fiancata, è cominciata tutta un’altra storia, e soprattutto era finita la partita. Basterà per risollevarsi in Champions a Leverkusen? A riportarlo è l’edizione odierna de La Repubblica.
edwin iacobacci

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