In vista di Bayer Leverkusen-Roma, parla il grande ex della partita. Rudi Voeller, indimenticato ex attaccante giallorosso e ora direttore sportivo delle ‘aspirine’, ha commentato l’imminente confronto di Champions League:
Chi è oggi Voeller?
“Venni qui a giocare negli ultimi anni della mia carriera. Sono rimasto a Leverkusen per caso. Mi chiamò il presidente, serviva loro una mano e sono diventato il suo braccio destro, ho imparato tanto da lui. Sono stato allenatore della Germania e poi della Roma per qualche mese, senza avere grande fortuna. Ma il mio cuore è sempre qui a Leverkusen. Tutta la zona limitrofa è bella, mi sono innamorato di questa zona, ormai è da più di 20 anni che vivo qui”.
Il primo contatto con la Roma?
“Lo ebbi con il figlio del presidente Dino Viola, che è venuto a Brema. Ci si dimentica spesso che in quel periodo le squadre potevano ingaggiare solo due stranieri e nemmeno per tutti le stagioni. Anni prima avevo ricevuto una grande offerta del Milan, venne anche Capello a Brema per cercare di convincermi ma non me la sentivo di lasciare il Werder. Sono rimasto lì altri 3 anni ma volevo andare in Italia, era il periodo dove tutti i più grandi calciatori giocavano nel campionato italiano, oggi è un po’ diverso. La Roma, dopo i primi colloqui avuti a Brema, mi aveva convinto e volevo andarci a tutti i costi”.
L’inizio della tua esperienza a Roma? C’è stato qualche problema
“All’inizio è stato tutto bellissimo. Ho giocato subito bene, anche se per qualche problema muscolare qualcosa è andato male. C’è stata quella partita in Nazionale, volevo giocare a tutti i costi, mi sono fatto delle infiltrazioni e qualcosa è andato male. Ci sono stati i classici errori, c’è stata anche la pressione della stampa, una cosa che a Brema non esisteva. Ho avuto un grande presidente, come Dino Viola. Spesso quando ero sul lettino a fare le cure si sedeva vicino a me per un’ora. Giocavo male ed ero molto criticato, diciamo che il primo anno è stato difficilissimo. Avevo tante offerte e la possibilità di tornare in Bundesliga ma Dino Viola è stato molto chiaro, mi ha convinto: “Tu resti qui, io credo in te”. Alla fine sono rimasto altri 4 anni”.
Perché hai fatto innamorare i romani?
“La cosa importante nel calcio, che non cambia mai, è che devi giocare bene. Il primo anno quando non giocavo bene mi hanno anche fischiato, ma ero sempre molto amato e poi in seguito ho anche giocato bene. Avevamo costruito una squadra che mi ha permesso di giocare bene, con giocatori come Giannini, Nela o Bruno Conti. Avevamo una buona squadra ma non siamo mai arrivati oltre il quinto posto, Napoli e Milan erano troppo forti”.
Il cucchiaio su rigore al derby? Come ti è venuto in mente?
“Qualche volta mi capitava di tirarli così. Spesso quando metti la palla sul dischetto non sai nemmeno come tirare. E’ stato un gesto d’istinto, meno male che è andata bene”.
Il tuo gol di testa al derby, prima di allora la Roma non lo vinceva dall’83.
“Ho capito quanto fosse importante il derby a Roma, ci sono anche qui in Germania ma non hanno questo valore. Avevo vissuto il mio primo derby quando sono arrivato. Finì 1-0 per loro, segnò Di Canio. Ho capito cosa voleva dire perdere un derby, e anche male, perché avevamo giocato male. Per una settimana a Trigoria è stato un casino. Lì ho capito cosa vuol dire perdere un derby. Ho l’impressione che questo non è cambiato tanto oggi”.
Stagione ’90-’91, la Coppa Italia e la finale di Coppa Uefa. Quella squadra avrebbe meritato di più?
“C’erano squadre in Italia e in Europa che erano più forti di noi ma avevamo giocato alla grande, avevamo raggiunto questi traguardi contro squadre fortissime ed era stato il mio anno migliore. Avevo vinto i Mondiali a Roma, normalmente c’è un piccolo calo anche per chi vince ma io ero pieno di energie. Abbiamo fatto bellissime partite, non solo in Coppa Uefa ma anche in Coppa Italia, come contro la Samp di Vialli e Mancini che allora vinse lo scudetto. E’ stato un bellissimo anno”.
Il ricordo più bello?
“Credo il gol a pochi minuti dalla fine nella semifinale di Coppa Uefa. L’urlo dello stadio lo ricordo ancora benissimo”.
Quella dedica ai tifosi della Roma dopo la vittoria della Coppa Campioni con il Marsiglia?
“In fondo non volevo lasciare la Roma, dopo il mio quinto anno la Roma cambiò allenatore. Boskov aveva altre idee e voleva prendere Caniggia a tutti i costi. Faceva parte del gioco, non mi sono mai illuso e la Roma mi aveva fatto capire che forse era meglio andare via. Avevo molte proposte anche dalla Germania, l’Olympique mi aveva fatto una bella offerta, sapevo che potevo anche vincere e sono andato via. La dedica? Ho passato anni eccezionali a Roma. Ancora oggi, quando mi chiedono qualcosa di Roma, dico sempre di essere mezzo romano. Anche perché sono spostato da più di 20 anni con una romana, sono spesso a Roma e ho ancora tanti amici”.
Boniek una volta disse su di te: “Non voglio togliere nulla al mio amico Pruzzo, ma un attaccante così forte a Roma non è mai esistito”. Quali compagni ricordi maggiormente?
“Ho avuto la fortuna di giocare un anno con Boniek, ho avuto sempre buoni rapporti con tutti. Oggi sento spesso Tempestilli, pure Bruno Conti, quest’anno ho visto Roma-Juventus assieme al nostro allenatore e ho incontrato Giannini. E’ bello ritrovare gli ex compagni”.
Che effetto ti fa affrontare la Roma da avversario sarà quella con la Roma?
“Il calcio è sempre strano. Per tanti anni non incontri né Roma né Lazio, quest’anno è successo tutto in pochi mesi. Abbiamo incrociato prima la Lazio nei preliminari e ora la Roma. Sarà una bella sfida. Alla fine è meglio che passiamo il turno tutti e due, ma con il Barcellona nel girone è difficile. Credo che anche la Roma la veda così. Siamo più o meno sullo stesso livello, deciderà tutto chi starà meglio nelle due partite”.
Cosa significa raggiungere la qualificazione alla Champions per voi?
“E’ un traguardo importantissimo non solo dal punto di vista economico ma anche sportivo, arrivare quarti qui in Germania è qualcosa di eccezionale. Vincere lo scudetto qui è impossibile, credetemi. In Italia ora va meglio, ora ci sono 3-4 squadre in grado di competere per lo scudetto e che sono sullo stesso livello. Qui no, il Bayern Monaco è di un altro pianeta. Siamo nati più tardi delle società di grande tradizione, il nostro stadio è piccolo ma accogliente e sempre pieno, abbiamo quasi sempre il tutto esaurito. Non abbiamo il grande appoggio economico che si pensa, è chiaro che c’è la Bayer, ma ci dà 25 milioni all’anno e nulla di più. Abbiamo molti meno spettatori, Bayern e Borussia prendono 3 milioni di incassi a partita, noi nemmeno uno. E loro hanno altri sponsor e guadagnano molto di più. Ma noi arriviamo quasi sempre tra i primi 3-4 ed è già un bel successo”.
Che rapporto c’è ora tra Bayer e Roma?
“C’è un grande rapporto. Non ci sono solo giocatori che vanno da Leverkusen e Roma o anche il contrario. A volte ci incontriamo anche sul mercato quando seguiamo gli stessi giocatori, ma fa parte del gioco. Con Sabatini ho un rapporto aperto, da amico, ci sentiamo spesso. Ad esempio lui mi ha chiamato per Ruediger”.
Che consigli gli ha dato su Ruediger?
“Anche noi avevamo pensato di prenderlo, ma purtroppo aveva avuto questi problemi al ginocchio quando eravamo interessati. C’erano stati dei contatti, poi abbiamo preso Jonathan Tah, ma anche Ruediger è bravo”.
La Roma?
“Tutto quello che so della Roma lo leggo dai media, oltre al fatto che qualche volta vedo delle partite dal vivo. Hanno investito tanto quest’anno ed è stata la cosa giusta. Purtroppo per noi, ho visto la partita con la Juve. Non c’era il tifo che normalmente c’è di solito ma mi hanno spiegato il perché. Il nostro allenatore è rimasto impressionato dal gioco della Roma e anche dall’ambiente”.
Quanto è importante avere uno stadio di proprietà?
“E’ chiaro, è qualcosa di determinante. Abbiamo avuto la fortuna di aver ospitato i Mondiali 2006. Tante società hanno ospitato le partite e quelle che non erano incluse tra le ‘grandi piazze’ hanno rifatto totalmente gli impianti, come noi. E’ una grande differenza tra Germania e Italia. In Italia ci sono stadi che risalgono agli anni ’70 e questo è terribile. Sono contento che la Roma ne costruisca uno nuovo, con tutto il rispetto l’Olimpico non è adatto. Il campo è troppo lontano, nemmeno con il cannocchiale si vedono bene i giocatori con quella pista. A Torino hanno fatto un bello stadio, che è un bel vantaggio per la Juve. Spero possa farlo anche la Roma”.
Un messaggio ai tifosi?
“Li saluto e credo che mi perdoneranno se dico che ora, chiaramente, il Bayer Leverkusen è la mia squadra e che vogliamo passare il turno. Ma chiaramente faccio un gran tifo per la Roma per lo scudetto, spero che vincano quest’anno. Con questa società, con questa squadra e con questo grande allenatore è veramente possibile”
Fonte: roma tv