( S. Cantalupi) – Florenzi e Montolivo, le due facce di Italia-Norvegia. Il ragazzo romano è sulla foto di copertina: altra impresa da dedicare a nonna Aurora, altra serata da ricordare. Il regista del Milan, invece, ha sbagliato film. Tornava titolare in azzurro dopo il tremendo infortunio pre-Mondiale, ha faticato, il pubblico non gli ha risparmiato bordate di fischi.
ALESSANRO MAGNO — Florenzi nobilita il concetto di jolly, è un giocatore umile che sa fare l’interno di centrocampo (come stasera, nel 3-5-2), l’esterno puro, la mezzapunta e perfino il terzino, ruolo che Garcia gli ha cucito addosso nella Roma. Ma uno come lui dà qualità ovunque venga posizionato, oltre a una dinamicità contagiosa. Sa tirare, crossare, passare il pallone. E oggi, nella prima partita in Nazionale in cui non è stato sostituito o è subentrato, ha mostrato quanto gli stia stretta la maglia dell’”Italia B”, se così possiamo chiamare la versione degli azzurri vista contro la Norvegia.
“Volevamo vincere per dare un segnale a tutti e alle altre nazionali. L’Italia c’è, è viva, ha una grande storia. Oggi meritavamo la vittoria, abbiamo fatto un’ottima partita – dice a fine gara -. Peccato che mi abbiano annullato il secondo gol, mi hanno detto che era buono. Il Belgio ha vinto? Se vuoi ambire a qualcosa di importante devi battere le più forti, non è un problema, ci faremo trovare pronti”. Intanto si gode la seconda rete in Nazionale, non segnava dall’ottobre 2013: si giocava in casa con l’Armenia, qualificazioni mondiali, un brutto 2-2. Tutt’altra musica, stasera. Un gol nella stessa porta del capolavoro al Barcellona, ma di stampo diverso, di rapina, come si diceva una volta.
RICCARDO RIMANDATO — E chissà come sarebbe cambiata la notte di Montolivo se Pellè, invece di quello di Florenzi, avesse trasformato in gol l’assist del milanista. Un passaggio “no look” in verticale, su cui Graziano si è avventato mettendo a lato di testa. È stato l’unico lampo di una partita grigia, in cui Montolivo aveva il compito di dare qualità a un reparto privo di Pirlo e Verratti. Aveva riassaporato l’azzurro per qualche minuto in Azerbaigian, ma tornava titolare dopo l’infausta amichevole di Londra, 31 maggio 2014, lo 0-0 con l’Irlanda in cui si ruppe la tibia e perse il viaggio mondiale in Brasile. Qualche cambio di gioco fuori misura, qualche rallentamento di ritmo eccessivo, messo in risalto dalla differenza di passo coi compagni di squadra indiavolati. E tanti (troppi) fischi al momento della sostituzione con Bertolacci, coincisa con l’inizio della rimonta azzurra. Ne ha passate tante, saprà affrontare anche questa. “Erano 17 mesi che non giocavo in Nazionale, c’è la soddisfazione di far parte di un gruppo importante – si consola davanti ai microfoni -. Abbiamo una rosa che ci permette di cambiare modulo di partita in partita e anche in corsa. I fischi ci stanno: personalmente, devo recuperare la condizione dopo un lungo stop, ma sto migliorando sempre di più. La convocazione in azzurro per l’Europeo passa da ciò che farò nel Milan”. E questo non è detto che sia un vantaggio, in questi tempi grami per i rossoneri. Ma potrebbe diventarlo in futuro, chissà.
Fonte: gazzetta.it
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