(F. Licari) Che l’Italia chiudesse subito il discorso qualificazione lo avevamo immaginato, ma che lo facesse così bene no. L’Azerbaigian non è Andorra, sta crescendo, ma noi giochiamo da Italia: cioè come una grande contro una piccola, con personalità, autorevolezza e superiorità tecnico-tattica. E siamo in Francia in anticipo e con tante belle notizie: tre gol (che in 90’ non segnavamo dalla Confederations 2013), il nuovo 4-2-4 che sembra esaltare la profondità di Eder, e soprattutto la regia dinamica di Verratti che s’è finalmente preso l’Italia come gli avevano predetto Conte e anche Trap. Niente facili entusiasmi, ma ora c’è tempo di studiare e rifinire. Lippi vinse il Mondiale cominciando a costruire un gruppo invincibile fin dall’amichevole di novembre con l’Olanda. A Conte non osiamo chiedere l’Europeo, ma almeno di dare agli azzurri un’immagine il più simile possibile a quella della sua Juve. Nel 3-1 di Baku qualcosa s’è visto.
SORPRESA 4-2-4 E s’è visto subito, come promesso dal c.t., perché non c’era tempo da perdere. S’è visto dal modulo spregiudicato, visto che si giocava a casa di chi ha fatto soffrire anche la Croazia: ma, diamine, tocca all’Italia prendere il centro del ring se non c’è la Spagna di fronte. Conte lo fa con il 4-2-4 sognato alla Juve che poteva anche essere nell’aria, vista la ricchezza di esterni, ma sembrava rimandato ai test post-qualificazione. Invece no ed è una scelta giusta: Eder dà il meglio quando può accentrarsi e incrociare attorno a Pellè, mentre Candreva e soprattutto El Shaarawy sembrano nati per scavare trincee sugli esterni. No, non è 4-4-2, benché in fase difensiva le linee si abbassino: l’attacco si dispiega a quattro e prende di sorpresa l’Azerbaigian che pensava di chiudersi e ripartire con i suoi attaccanti veloci. Colpito e affondato subito, minuto 11, dal lancio in verticale, alla Pirlo, di Verratti per Eder. E uno.
LA NUOVA ITALIA In questa azione c’è tutta la nuova Italia un po’ «britannica», come negli anni 90 definiva la sua Norvegia il mitico c.t. Olsen. Un’Italia che quasi bypassa il centrocampo, limita la manovra e per poco s’offende se qualcuno le dà del tiqui-taka. Il contrario. Poco possesso (46%), meno passaggi dei rivali (quasi un centinaio), lunghezza medio-alta (oltre 36 metri) e verticalizzazioni improvvise a squarciare campo e rivali. Da un lato gli azeri sono impreparati, con il loro 4-1-4-1 che spesso diventa 4-3-3, a fronteggiare la banda dei quattro lì davanti. Dall’altro è l’Italia ad avere gli interpreti ideali: soprattutto Verratti fa un lavoro pazzesco in copertura e in gestione della manovra, velocizzando le partenze con tagli improvvisi. Pellè, sempre spalle alla porta, fa da sponda per Eder: l’oriundo s’infila al centro, richiamando difensori e allargando le fasce. Azioni, occasioni, tiri e gol: tutto viene di conseguenza.
ACCANTO A VERRATTI… Ora non esaltiamoci troppo. Prosinecki, tanto bravo fin qui, presume troppo dai suoi, pensa di colpire in contropiede e ci riesce anche al 31’ sulla doppia stecca Chiellini-Bonucci di cui approfitta Nazarev. Ma sembra proprio un episodio: comprensibile visto che il 4-2-4 non si assimila in mezzora e può lasciare i due centrali arretrati un po’ indifesi quando gli esterni avanzano. Basta un rimpallo sfortunato, come per Bonucci, e sono guai. Ma questo è il meno: il tempo aggiusterà i meccanismi. Conte dovrà invece lavorare di più in prospettiva rivali: non è detto che tutti lascino la stessa libertà d’azione a Verratti. Servirà un piano-B: Verratti con Marchisio potrebbe comporre una coppia perfetta, anche con De Rossi, ma intanto Parolo fa accanto un lavoro eccellente (i due si muovono in sincronia per non restare sulla stessa linea ed essere meno prevedibili). Non è da escludere che, in situazioni più rischiose, si possa cambiare modulo: dal 3-5-2 al 4-3-3, dal 4-4-2 al 4-2-4, quest’Italia sembra imparare presto. E non è che da ieri abbiamo giubilato Pirlo all’improvviso.
ELSHA+EDER L’altra cosa interessante è che l’Italia fa bene a qualcuno sofferente in campionato. Il caso eclatante è quello di El Shaarawy, autore del bel 2-1 che chiude il primo tempo su azione Verratti-Eder, inesauribile mediano-attaccante di sinistra alla Evani. Il Milan se n’è liberato e forse ora dovrà ricorrere al 4-4-2: che storia. Anche De Sciglio, timido e impreciso in rossonero, qui ritrova sicurezza e fa da adeguato contraltare alla spinta di Darmian sull’altra fascia: l’«inglese» firma il 3-1 tagliando al centro, anticipando Nazarev e scagliando un gran tiro da fuori, tra incoscienza e sbruffoneria. Chi invece in campionato si esalta, e qui si conferma, è Eder: il 4-3-3 non è per lui perché così largo perde tanto. Ma in mezzo, lanciato in spazi ampi, è impressionante. Come impressionante è Giovinco nei minuti finali: difese stanche e lui vola causando un giallo, un’espulsione e una traversa. Utilissimo in questo ruolo.
RISPOSTE DA GRUPPO Il più è fatto, ma non tutto. Il testa a testa con Portogallo e Belgio – per gli ultimi due posti in prima fascia al sorteggio dell’Europeo – ci inquieterà fino alla fine. Un altro bel successo contro la Norvegia potrebbe non bastare, per una questione di gol: anche se, con i ripescaggi nei gruppi della fase finale, quasi quasi è meglio far la gara sulla terza fascia. Ci pensiamo dopo. Ora godiamoci quest’Italia proprio bella.
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