LA REPUBBLICA Garcia: “Serve continuità. Gervinho? Non è vero che è il mio cocco”

Garcia
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Una vittoria importante, che scaccia le ombre dalla testa di Garcia, e che contribuirà ad abbassare i toni intorno alla Roma durante le prossime due settimane di sosta.Quattro a due a Palermo, passando per una doppietta di Gervinho (in gol in tre gare consecutive), e per i piedi caldi di Florenzi e Pjanic. «Ma chi dice che Gervinho è il mio cocco dice una cavolata- si stizzisce Garcia- sta bene e gioca, ma non c’è solo lui oggi. Tutta la squadra ha giocato bene e gestito il vantaggio».

La stagione giallorossa prosegue su un’altalena di emozioni e prestazioni, che cambiano anche all’interno della stessa gara. «A volte manchiamo di continuità, ma la squadra c’è sempre- continua l’analisi il tecnico- non avevo dubbi che sarebbe arrivata una reazione dopo il Bate Borisov. C’è tanto da lavorare, ma io sono sereno: se resteremo uniti, saremo più forti, se non lo saremo, ci spareremo una pallottola sul piede e saremo meno forti. I giocatori devono dare sempre il massimo e questa rosa mi piace molto». E proprio per far sentire unito e compatto il gruppo, Garcia ha deciso alla vigilia di alloggiare in un albergo con i suoi, senza i dirigenti, che hanno soggiornato in una struttura diversa. «La squadra è costruita per vincere – ribadiva prima della partita il diggì Baldissoni- è giusto che ci si ponga delle domande, ma vale per tutti noi che dobbiamo chiederci perché a volte non ci si pone per vincere».

Si gode la doppietta, intanto, Gervinho. «Siamo riusciti a non ripetere gli errori di Borisov. Il mister mi ha dato fiducia e mi sono fatto trovare pronto. Non so se ho fatto il gol più bello della mia carriera, i più belli sono i più importanti». Fa autocritica, Pjanic. «Peccato per i due gol presi, non dobbiamo rischiare così. Ma la squadra gioca bene e questa partita l’avremmo dovuta chiudere con 4- 5 reti di vantaggio. Se saremo organizzati, daremo fastidio a tutti». Spostato a centrocampo, resta protagonista Florenzi. «Non dobbiamo mollare. Quando giochiamo così, siamo forti, quando giochiamo in un’altra maniera diventiamo prevedibili e squadre meno forti danno il 120% e ci mettono in difficoltà». A riportarlo è l’edizione odierna de La Repubblica.

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