In un campionato a caccia di veri padroni, la Roma presenta la propria candidatura e i 4 timbri che mette sul foglio a Palermo sono nitidi abbastanza per profetizzare ottimismo. Bum bum bum bum: Pjanic, Florenzi, due volte Gervinho per un 4-2 finale che Gilardino e Gonzalez rendono meno amaro. In 27 minuti, comunque, la squadra di Garcia chiude virtualmente un match forse mai apertosi davvero, visto che il Palermo – giunto alla quarta sconfitta di fila: non succedeva da 2 anni e mezzo – in avvio agevola le operazioni con una formazione sbagliata, non priva di quel pizzico di sfortuna che tocca ai perdenti, materializzata dal legno di Vazquez, il quinto stagionale per i rosanero. Buon per Iachini che gli ultrà si schierino al suo fianco («Iachini non si tocca»), perché uno come Zamparini stavolta avrebbe da dire la sua, anche se per ora tace.
TRAZIONE ANTERIORE Privo della solita lista di infortunati, Garcia stavolta non cerca soluzioni stravaganti, dando fiducia alla squadra del secondo tempo di Borisov, quella che aveva sfiorato la rimonta dal 3-0 al 3-2. Quindi 4-2-3-1 di partenza che diventa 4-4-1-1 in copertura, con De Rossi confermato in difesa, Torosidis a destra, Florenzi e Iago sulle fasce, Salah finto trequartista dietro a Gervinho altrettanto finto centravanti, tutti con licenza di ruotare per non dare punti di riferimento, con Pjanic ad ispirare chiunque tagli con intelligenza. Il Palermo invece abbandona la difesa a 3 per puntare su quella a 4, piazzando Hiljemark trequartista dietro all’improbabile Trajkovski e a un Vazquez per 45’ forse immalinconito dal no di Conte. Ne consegue che i rosanero consegnano le fasce ai giallorossi, lasciando i teneri Struna e Lazaar contro le affamate belve romaniste delle corsie. Il lento giro palla di Jajalo, Rigoni e Chochev non provoca spazi per le imbucate centrali, così i corridoi centrali si intasano grazie a Nainggolan e De Rossi, mentre lo spostamento del baricentro in avanti lascia le desiderate praterie alla squadra di Garcia. Nessuna meraviglia perciò che la Roma blindi subito il risultato, con Pjanic che dopo 108 secondi – gol più veloce finora di questo campionato – sblocca il match con un tocco a scavalcare Sorrentino su servizio di Florenzi. Vero che il Palermo potrebbe pareggiare dopo 2’ quando un pasticcio fra Manolas e Szczesny permette a Vazquez di sbagliare a porta vuota, ma dietro i rosanero ballano e così, quando un tiro fallito di Pjanic innesca fortunosamente Florenzi, lo 0-2 è servito. Con le squadre allungate gli spazi abbondano ma – al netto della traversa di testa di Vazquez (30’) – è la Roma che controlla, tant’è che Gervinho, dopo aver vinto l’uno contro uno con Gonzalez, segna un gran gol in contropiede. Sono passati appena minuti 27, e se Sorrentino non intervenisse su Nainggolan (36’) e Pjanic (43’) il primo tempo si chiuderebbe come una caporetto rosanero.
DENTRO GILA Nella ripresa, assaporato uno 0-3 identico a quello di Borisov, la Roma prova ad amministrare il risultato, ma Iachini toglie lo spento Jajalo, mette in regia Rigoni e inserisce Gilardino in un nuovo 4-3-2-1, poi rivitalizzato anche da Quaison. Certo, Sorrentino deve stoppare il tentativo di poker di Digne (13’), però Vazquez si accende e il Palermo accorcia le distanze con Gilardino (12 gol ai giallorossi coppe comprese in carriera) che, servito proprio dall’italo-argentino, si beve De Rossi e segna. Insomma, se Szczesny non intervenisse un paio di volte su Rigoni e ancora su Gilardino (19’ e 26’), la Roma farebbe in tempo a entrare in ambasce, anche perché il passaggio al 4-4-2 con l’esordiente Emerson (ex rosanero) e Florenzi sulle fasce non aiuta troppo. Con l’ingresso di Uçan però la Roma si riequilibra, anche se i batticuore sono nel recupero, quando Gonzalez raddoppia di testa su cross di Quaison e Gervinho subito dopo, servito da Uçan, chiude una partita in bilico solo per pochi secondi. Morale: il Palermo, tecnicamente modesto, deve ritrovare una identità tattica precisa per la salvezza, mentre la Roma a trazione anteriore (17 gol) deve assestarsi in difesa per dare la propria impronta al campionato. Occhio, perché il tempo degli errori sta finendo per tutti. A riportarlo è l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport.