(S. Carina) Un’altalena lunga quattro mesi. Dalla vigilia di Roma-Palermo (30 maggio) a quella odierna di Palermo-Roma è racchiusa la metamorfosi di Rudi Garcia. Prima schietto e spavaldo, poi sorpreso e commissariato, fino ad arrivare ai nostri giorni, discusso e criticato.
SCHIETTO E SPAVALDO Il j’accuse di Rudi, chiaramente studiato a tavolino («Siamo la quinta forza economica della serie A»; «Dobbiamo vendere prima di comprare»; «L’importante è come si spendono i soldi»; «La Juventus è irraggiungibile»), è un fulmine a ciel sereno. La Roma ha appena vinto il derby, si è garantita il secondo posto in campionato (e con questo la qualificazione diretta alla Champions) e si appresta alla passerella finale contro il Palermo. Il tecnico forza la mano. Si sente forte (dei due secondi posti consecutivi) a tal punto di autoinvitarsi al summit di Londra con Pallotta. Il suo modus operandi ricorda da vicino vicende passate, molte delle quali vissute proprio a Roma. Da Spalletti («Si naviga a vista») a Ranieri («Ci avete tirato fango addosso e non lo dimenticheremo. Ricordatevelo, perché noi ci ricorderemo di voi»), passando per Capello («Se non arriva Davids, si lotterà per il quarto posto») e Conte («Non si può mangiare in un ristorante di lusso con 10 euro»), sembra il prologo all’addio.
SORPRESO E COMMISSARIATO E invece l’addio non si consuma, probabilmente per 17 milioni di buoni motivi (l’ingaggio al lordo sino al 2018). Garcia viene escluso dal rendez-vous londinese dopo che poche ore prima il ds ne aveva certificato la presenza: «Rudi? C’è sempre stato in questi incontri programmati». Con questa decisione il club ristabilisce agli occhi esterni il rapporto proprietà-dipendente. Il francese si rifugia a Parigi e vede rapidamente farsi terra bruciata attorno a lui: 1) viene sostituito il fidato Rongoni con Norman (che appena 12 mesi prima era stato scartato proprio a favore del preparatore atletico ex Lazio) 2) Indica Mavuba e Ayew come possibili rinforzi a parametro zero che non vengono presi in considerazione 3) Viene ceduto il pupillo Gervinho all’Al Nasr (cessione che poi salterà per un gioco al rialzo del club).
DISCUSSO E CRITICATO Il resto è storia recente. Garcia sul mercato è accontentato nelle richieste ritenute fondamentali (centravanti, terzino sinistro e portiere che gli regalano, probabilmente, l’undici più forte della serie A). Meno in altre, apparentemente secondarie (completamento rosa). Altre ancora (leggi terzino destro) si trasformano in compromessi tecnici tra lui e Sabatini. Dalle stelle (Juventus e Barcellona) alle stalle (Sassuolo, Sampdoria e Bate Borisov) il passo è breve: 4 formazioni sbagliate in 8 gare, la gestione poco convincente del turnover, squadra che in avanti si affida alle individualità e dietro invece viaggia ad una media di quasi 1,5 (1,378) gol subiti a partita. Tornano le perplessità, le stesse affiorate da gennaio in poi. Garcia viene fischiato a Roma-Carpi. Domani incrocia di nuovo il Palermo. Da inizio stagione vive con la spada di Damocle sulla testa. Rudi fa finta di nulla. Incassata la fiducia di Sabatini, anche oggi si professerà sereno, consapevole che se le cose non dovessero andare come programmato, il capro espiatorio da sacrificare alla piazza è già pronto.
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