(A. Pugliese) – Ti trovi a giocare contro il Carpi e allora va anche bene, poi però spunta laChampions e senza un regista di ruolo anche il Bate Borisov sembra di colpo il Barcellona. Con la differenza che contro il Barcellona vero ti sei difeso e basta e pazienza se in quell’occasione De Rossi si è dovuto preoccupare più di scalare tra i due centrali che costruire. Ieri, invece, la Roma doveva fare la partita ed il naufragio iniziale si è materializzato proprio lì, in mezzo al campo. Con De Rossi ancora in difesa e Keita out, Garcia lì ci ha spedito Nainggolan a costruire gioco, con il belga che quel ruolo lo ha fatto anche in nazionale. Radja, però, si è trovato subito spesso fuori posizione, non è mai riuscito a dare ritmo e geometrie, con Pjanic che così si è istintivamente abbassato e accentrato per cercare di far ripartire la manovra, andando di fatto lui a fare proprio il regista. Il risultato? Un imbuto a destra che è diventato un’autostrada per gli inserimenti di Mladenovic e le giocate di Volodko, con il piccolo Florenzi travolto dal punto di vista del ritmo e della fisicità. Poi, sul 3-0, Garcia ha provato a rimediare ai suoi errori con Pjanic spostato proprio in regia, Nainggolan a sinistra e Vainqueur a destra per provare ad arginare le discese dello stesso Mladenovic. Mossa inutile, subito archiviata con l’inserimento di Iago Falque ed il passaggio al 4-2-3-1.
HARAKIRI AL CENTRO – L’atteggiamento iniziale della Roma, dunque, è un harakiri, contro un Bate che gioca con un baricentro molto basso (45,6 metri) e Yablonski a schermare la difesa. Tanto è vero che la squadra di Garcia ritrova equilibrio solo quando passa al 4-2-3-1, con Torosidis in difesa e Florenzi tra i trequartisti, insieme con lo stesso Iago Falque. A quel punto il problema del regista è di fatto bypassato, perché Pjanic e Nainggolan non si pestano più i piedi ma giocano uno accanto all’altro, in mediana, trovando spazi ed equilibrio. Fino ad allora, invece, non era stato così, come testimoniano anche le 22 palle perse del bosniaco ed i 109 palloni giocati da Nainggolan. Insomma, a fare gioco tra i due di fatto è chi ha meno fantasia e qualità (il belga, appunto), mentre Miralem è costretto ad andarsi a trovare i palloni, rischiando spesso anche di sbagliarli. Lì, nei primi 35 minuti, si crea il buco che affonda la Roma. Basti pensare che lo stesso Mladenovic — doppietta a parte —, è anche il giocatore che tocca più palloni tra quelli del Bate Borisov: esattamente 65 (l’11,9% dei 548 totali dei bielorussi), un’infinità per un terzino.
TRA ERRORI E INTERCETTI – Nainggolan, invece, trova invece maggiore equilibro proprio con una fonte di gioco a suo fianco. Libero finalmente da compiti d’impostazione, Radja può dedicarsi a quello che sa fare meglio: correre, contrastare, recuperare palloni e ripartire. Così chiude la sua gara con la bellezza di 15 palloni recuperati e intercetti, numeri che farebbero pensare a tutt’altra partita. In realtà, ci sono anche quegli 11 passaggi negativi che fanno il paio con i 12 di Pjanic e che avvengono quasi tutti proprio quando i due non trovano la posizione, nei primi 35’ di gioco. Non è un caso che anche Florenzi, da questo punto di vista, abbia numeri molto brutti, con 14 palle perse e 10 passaggi negativi. Con Pjanic troppo stretto centralmente, al terzino giallorosso è mancata una linea di passaggio sugli scarichi iniziali. Al resto, poi, ci ha pensato proprio Mladenovic.
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