(D. Stoppini) – Beresina, Rudi. Anzi: peggio. Perché Napoleone quel fiume fu costretto ad attraversarlo. Garcia no. Garcia la Roma occasionale e scombinata del primo tempo l’ha tirata fuori da chissà dove, pensata chissà come. In ogni caso, l’ha scelta. Il primo tempo di Borisovè uno dei punti più bassi della gestione tecnica dell’allenatore francese, che in campo ha messo una squadra senza capo né coda, senza cervello, senza storia, senza neppure la forza di fare pura cronaca. Il tourbillon continuo dei tre centravanti, che centravanti non sono, era forse un’idea per disorientare la difesa avversaria. Ma è risultata piuttosto un rebus irrisolvibile per gli stessi attaccanti giallorossi, che non saranno dei geni ma certo non devono aver compreso molto del piano partita. Cambi continui, di modulo, di idee, di tutto. Prendi Vainqueur, dopo lo 0-3 piazzato esterno alto a destra e dopo soli 9 minuti pure sostituito. Prendi Iago Falque: neppure convocato, poi primo cambio e migliore in campo: tutto occasionale, niente di programmato.
LE ACCUSE – Che strana storia, che storia complicata è ora la Champions: «Per passare il turno dovremo fare risultato a Leverkusen», dice Garcia. Ricetta semplice, no? Che poi la disfatta è spesso parente della perenne ricerca di un alibi, di una giustificazione, forse solo di una spiegazione. Garcia, all’ennesima domanda sul tema, a fatica tira fuori che «la responsabilità è anche mia, ho messo in campo una formazione con poco equilibrio». Prima, era stato il solito «giochino» che poco piace allo spogliatoio e che tante volte s’è sentito, a Roma e dintorni. Dito puntato sui calciatori: «Parlerò con loro, forse hanno pensato che questa era una partita che si poteva vincere senza sforzi. Spero di no». E uno. Il due? Eccolo: «Avevamo iniziato bene, i primi 5 minuti facevamo il pressing nella maniera giusta. Poi siamo stato sfortunati, prima loro azione e subito gol. Abbiamo sofferto troppo sulla fascia destra». Numero tre: «È solo colpa nostra, in campo ci siamo messi in difficoltà da soli. Il pareggio era possibile. In attacco abbiamo fatto male, ma ho messo i tre attaccanti migliori che avevo stavolta a disposizione, peccato non abbiano aiutato a sufficienza la difesa». Quarto punto: «Nella ripresa è andata meglio, avevo detto ai giocatori che non solo avremmo potuto pareggiare, ma pure vincere. Ma in verità non si può farlo, dopo aver incassato tre reti. Subiamo troppo, è così da inizio stagione».
L’OMBRA DI ANCELOTTI – Possibile che sia sempre colpa degli errori individuali? Di sicuro, la figuraccia non è passata inosservata. I tifosi presenti a Borisov hanno intonato a inzio secondo tempo cori feroci: «Tirate fuori le palle», «C’avete rotto il …». Roba vecchio stile, «ma a loro dico che i giocatori anno avuto la giusta reazione. E che siamo in corsa per la qualificazione». Viene il dubbio che la corsa possano proseguirla altri (Ancelotti): nuove Beresine a Palermo potrebbe sbalzarlo da cavallo.
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