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G. Piacentini) – Alla vigilia aveva chiesto ai giocatori una vittoria per festeggiare la sua centesima panchina giallorossa. Non è andata come sperava, Rudi Garcia. Il tecnico francese non solo non ha ricevuto il regalo che si aspettava, ma ha vissuto una di quelle serate da incubo in cui la Roma sembra specializzata. E se le dimensioni della disfatta non sono quelle del match col Bayern Monaco (1-7 nella passata stagione), il danno «morale» di una sconfitta come quella di ieri sera col Bate Borisov (2-3), è forse superiore.
«Vogliamo vincere per il prestigio e non solo per i soldi per un eventuale passaggio agli ottavi di finale», aveva dichiarato prima della gara Walter Sabatini. Il primo non è di certo arrivato, i secondi quasi sicuramente non arriveranno perché le possibilità di passaggio del turno dopo il risultato di ieri sera sono quasi azzerate.
Sul banco degli imputati è finito anche il direttore sportivo, insieme naturalmente a Rudi Garcia: al primo i tifosi, scatenati sui social network, hanno imputato tutti gli errori nella costruzione di una rosa corta (pochi centrali difensivi e troppi esterni offensivi, il centravanti nel finale era Soleri, bomber della Primavera) in più di un reparto: «Vinciamo i campionati delle plusvalenze, siete la nostra eterna sconfitta», uno dei commenti che meglio racchiude lo stato d’animo della piazza. La testa di Garcia, invece, i tifosi hanno cominciato a chiederla già dal secondo gol del Bate Borisov: da quel momento in poi è stato un susseguirsi di appelli: al presidente Pallotta di cambiarlo immediatamente (Montella e Ancelotti i nomi più gettonati), a lui di togliere da solo il disturbo.
Tra i capi d’accusa più specifici: 1) una formazione iniziale sconclusionata, con un tridente senza capo né coda, diventato logico solo dopo l’avanzamento di Florenzi e l’ingresso di Torosidis. «Eravamo squilibrati – Nainggolan a fine gara – dobbiamo vedere cosa abbiamo fatto male. Sapevamo che sarebbe stata una partita difficile. È colpa nostra»; 2) L’equivoco Iago Falque, prima non convocato e poi aggiunto alla lista e mandato in campo, con buoni risultati, solo quando la gara era compromessa; 3) l’utilizzo nel primo tempo di quattro attaccanti, mossa che a molti ha ricordato il peggior Carlos Bianchi.
La mossa della disperazione. E la disperazione era il sentimento più diffuso ieri sera, aumentata e non alleviata dalla (quasi) rimonta finale, spentasi sulla traversa colpita da Florenzi dopo il 3-2 di Torosidis.
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