(L. Valdiserri) Un po’ il logorio del calcio moderno, un po’ la sfortuna, molto la superficialità degli ultimi giorni di mercato. La Roma vola in Bielorussia, dove domani sera affronterà il Bate Borisov nella seconda giornata di Champions, con il minimo legale di giocatori a disposizione. Ieri è arrivata l’ufficialità di quello che si era intuito sabato, dopo il 5-1 al Carpi definito da Garcia «una vittoria di Pirro»: Totti, felice per l’arrivo del terzo figlio, come annunciato dalla moglie Ilary a «Le iene show», starà però fuori per almeno 45 giorni (lesione al flessore della coscia destra, in un punto dove si era già infortunato in passato), Keita per un mese (flessori, sarà ricontrollato tra 10 giorni), Dzeko per 3 o 4 settimane (lesione al legamento collaterale del ginocchio destro). L’emergenza è assoluta: Ruediger ha saltato le ultime due di campionato, Castan non gioca dal 22 agosto, Iago Falque ieri si è allenato a parte. La Roma ha ricevuto dall’Uefa, oltre a una multa, la pena accessoria di un taglio della rosa da iscrivere alla Champions per non aver ottemperato appieno al Fair Play Finanziario: 22 giocatori anziché 25, fermo restando l’obbligo degli otto italiani di formazione calcistica. La cessione all’Inter di Ljajic (calcisticamente italiano) non è stata compensata con l’arrivo di un italiano, così la Roma ha una lista di 21 e per mettere tutti gli attaccanti è stato lasciato fuori Gyomber, non certo un campione ma un centrale di difesa.
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