(E. Sisti) Avanti così, senza paura, i punti mancano, la distanza dalla vetta aumenta, la fiducia diminuisce, il turnover non è detto che funzioni. Però non importa perché «siamo solo alla sesta giornata». Forse l’infruttuosa ma dirompente mezz’ora di Genova, piena di stinchi avversari, nasconde un futuro carico di promesse o quantomeno scarico di quelle delusioni di cui la Roma fa storicamente incetta. E non è certo colpa di Garcia se col suo passato dipinto di vane speranze il club vanta un ragguardevole palmares di occasioni mancate: «Non mi toccano le critiche, penso solo al domani». Cioè a oggi, cioè al Carpi, alla solitapiccolache spaventa, in teorialaprimadelle tre prove del nove. C’è una grande debolezza e occorre trovare le giuste cure: «Dobbiamo migliorare in difesa».
A Garcia pesa di più la rete subita incontropiede, quel lasciare spazio a Cassano, come fosse ancora immarcabile, del mancato vantaggio. In realtà si intravedono pecche ovunque. L’attacco giallorosso è il 14° del 2015 in A. Il meccanismo può essere solo perfezionato. A cominciare dalla gestione delle palle inattive: «Quando non sfrutti 18 angoli vuol dire che sbagliano tutti, chi li batte e chi fa il movimento in area».Dalla teoria “camaleontica” esposta qualche giorno fa si dovrebbe presumere una squadra in grado di esibirsi a più livelli, mascherarsi, illudere, contentarsi o razziare: «Se non abbiamo fallito col Barcellona qualche merito diamolo anche ai difensori, peccato che alcuni giocatori siano incostanti, solo Manolas è al top». Difesa ballerina e inaffidabile ma anche sotto inedita pressione da quando il centrocampo, impoverito dall’ormai cronica assenza di Strootman, da un Nainggolan sotto tono («lo sa anche lui che ci aspettiamo molto di più»), con De Rossi e Keita che stentano a sopportare gli impegni ravvicinati e con oggetti misteriosi ancora incellofanati, filtra meno: «Vainqueur si è allenato da solo a Mosca ed è arrivato in ritardo di preparazione».