C’è da inquadrare solo il successo, stasera a Marassi contro laSampdoria di Zenga e in fondo al tunnel del turno infrasettimanale. E’ l’unico risultato che conta per cancellare in fretta i dubbi venuti a galla dopo il pari inquietante di domenica contro il Sassuolo all’Olimpico. La Roma, migliorata in estate con alcuni innesti nei ruoli scoperti, non si può permettere di lasciare andare in fuga l’Inter, buttando altri punti sulla strada che porta allo scudetto. Garcia, chiamato in causa sia dentro che fuori Trigoria per le scelte fatte nell’ultima giornata del torneo, deve prendersi la responsabilità di inviare all’ambiente, perplesso e improvvisamente sfiduciato, il segnale più rassicurante possibile, dimostrando di avere di nuovo il controllo della situazione che, almeno nel weekend scorso, gli è chiaramente sfuggito. Sarà, forzatamente, ancora turnover. Se è stato eccessivo e di conseguenza dannoso quattro giorni fa contro il Sassuolo, 6 cambi (solo quello del portiere comprensibile), diventerà invece obbligatorio e, si spera, anche efficace contro la Sampdoria. Di sicuro più semplice, grazie ai forfait di Ruediger e Totti: con meno uomini a disposizione, diminuisce anche la probabilità di perseverare. Non è più tempo di equivoci e contentini. Spazio ai titolari: i terzini Florenzi e Digne, il regista Keita, il centravanti Dzeko e l’ala tattica Iago Falque, lasciati a riposo già alla quarta giornata e senza un perché. Nuova, dunque, mezza squadra, anche se poi sono sempre possibili le sorprese tra le quali la più scontata, quando Garcia è in viaggio, rimane sempre il pupillo Gervinho, utilizzato dal primo minuto nelle precedenti 2 trasferte (in casa non è presentabile: il pubblico lo fischia solo a sentirlo nominare dallo speaker). La rotazione, stavolta al contrario, serve per ricominciare da zero o quasi. Perché questa è la notte della chiarezza, in cui ritrovare la Roma che, pur con sistemi di gioco diversi, ha dato garanzie sia in campionato contro la Juve che in Champions contro il Barça, cioè contro le prime due d’Europa. L’identità, perduta anche per la rinuncia inspiegabile a troppi titolari, è fondamentale per il gioco, sparito nelle trasferte di Verona e Frosinone, prima del flop di domenica pomeriggio. E giova anche alle riserve, per non stonare quando entrano a far parte del coro.
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