Quello che preoccupa davvero di questa Roma è la tenuta difensiva, più che l’approssimazione spesso e volentieri palesata in fase offensiva. Lo si era intuito in estate, quando i giallorossi subirono 14 gol in 8 partite (mantenendo la porta inviolata una sola volta, contro il Real Madrid), lo si è capito una volta in più ieri pomeriggio, quando la difesa giallorossa ha ballato spesso e volentieri davanti al tridente del Sassuolo, incassando altre due reti (dall’inizio sono 5, uno di media a partita). Gli imbarazzi di Rüdiger sono apparsi evidenti, proprio come lo stato di forma approssimativo di Maicon e Torosidis e le difficoltà di Manolas, puntato da Defrel sul primo gol ed in ritardo sul Politano in occasione del secondo. Più in generale, però, è l’impressione di precarietà a preoccupare davvero. Ieri il primo pensiero, alla lettura delle formazioni, è stata l’assenza di un difensore mancino. Oddio, la rosa della Roma in tal senso latita (ce ne sono solo tre su 9), ma ieri le scelte di Garcia, in tal senso, hanno portato ad una retroguardia squilibrata. Fuori Digne, fuori ancora Castan, neanche in panchina Emerson Palmieri. Così Rüdiger ha continuato a giocare sul centrosinistra (palesando difficoltà evidenti) e Torosidis è stato dirottato dall’altra parte. Probabilmente si poteva fare meglio, anche in sede di mercato, trovando un’alternativa valida a Castan. Che non può essere Gyomber, per stessa ammissione di Rudi Garcia. Già, perché poi l’altro problema evidente è che nella difesa della Roma non c’è qualità in fase di impostazione. Soprattutto al centro, dove Rüdiger e Manolas sono due marcatori puri, ma con i piedi fanno fatica entrambi. Servirebbe Castan, che risolverebbe molti problemi da questo punto di vista. O, in alternativa, riportare dietro Daniele De Rossi. Che non è mancino, è vero, ma ha la possibilità di aumentare la qualità nel far girare la palla in fase di uscita. Almeno in partite come quella di ieri, contro il Sassuolo, dove probabilmente la Roma non rischia di essere schiacciata. O, altrimenti, affidarsi ad esterni di spessore, che possano accompagnare la manovra ed agevolare gli scarichi, facendo ripartire il gioco lateralmente invece che al centro. Florenzi e Digne hanno dimostrato finora di poterlo fare, Maicon e Torosidis ancora no (anche se per motivi diversi). Certo, fosse il miglior Maicon allora il problema non si porrebbe e la Roma avrebbe un regista aggiunto in fase di possesso. Ma quello visto anche ieri non è neanche lontano parente del miglior Maicon. Ed allora il problema c’è. E bisogna trovare il modo di risolverlo. A riportarlo è l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport.
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