(A. Serafini) Dimessa e pacifica, ma la protesta continuerà. Una presa di posizione irremovibile da parte dei gruppi organizzati della curva sud romanista, decisi nel proseguire la battaglia intrapresa contro le istituzioni e il prefetto di Roma Gabrielli in merito alle nuove norme di sicurezza adottate allo stadio Olimpico.
Presumibilmente quindi, il volume del tifo giallorosso sarà ridotto ai minimi storici anche domenica con il Sassuolo, calcando sulla stessa linea vissuta nelle prime due sfide casalinghe con Juventus e Barcellona. A differenza dalla sfida con i bianconeri però, in cui la sud rimase in silenzio intonando soltanto cori contro prefetto e forze dell’ordine, questa volta parte della curva diserterà la gara come successo mercoledì scorso nell’esordio europeo con i blaugrana. Motivando la decisione all’interno di un altro comunicato diramato nella giornata di ieri, a firma Curva Sud: «Possono mettere quante barriere vogliono, ma non riusciranno mai a dividere il nostro ideale. Ci si vede domenica fuori, dove resteremo per tutta la durata della partita».
Riferimenti precisi al processo di cambiamento messo in atto da parte delle istituzioni, che a partire da questa estate, hanno costretto Roma e Lazio ad apportare obbligatoriamente modifiche sostanziali all’interno delle curve capitoline. L’innalzamento di barriere divisorie in curva sud e nord ha provocato inevitabilmente diversi problemi logistici ai rispettivi club e agli stessi tifosi, costretti in molti casi a chiedere il cambio posto per non perdere la storica abitudine di vedere la partita insieme ad amici e parenti. Un inasprimento regolamentare che ha coinvolto praticamente tutti i settori dell’Olimpico, tanto che i disagi registrati in questo avvio di stagione non sono ancora stati risolti.
I controlli effettuati da parte delle forze dell’ordine nel consueto pre filtraggio a poche ore dalla gara è diventato molto più lungo e laborioso: le prime lamentele sono partite ad agosto quando prima della presentazione ufficiale della Roma con il Siviglia (non era presente la tifoseria ospite) si sono formate code lunghissime a causa di accurate e lente perquisizioni, anche ai bambini. Episodi registrati anche successivamente e che hanno sollevato numerose polemiche sulla gestione dell’ingresso dei tifosi: da chi è stato costretto a togliersi le scarpe poggiando i piedi su terra e fango a chi ha perso la pazienza per la mancata apertura di ulteriori tornelli per accelerare le procedure di controllo.
Per qualcuno una sorta di «atti provocatori» (durante la gara con la Juventus uno sparuto numero di poliziotti entrò in curva prima di ricevere l’ordine di lasciare il settore) culminati con la sanzione economica di 167 euro applicata a 42 tifosi romanisti per non aver rispettato il proprio posto all’interno dello stadio. Una regola in vigore (per i recidivi è previsto il Daspo) all’interno di tutti gli impianti italiani che per molti però infrange più che altro quelle del buon senso. L’inflessibilità adottata dal Ministero dell’Interno e applicata sul territorio dal prefetto Gabrielli ha coinvolto direttamente la società giallorossa, costretta a rispettare le nuove dispozioni, anche di fronte ad una possibile (ma inevitabile) perdita economica. In uno stadio più vuoto e sempre più silenzioso.
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