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IL MESSAGGERO Florenzi incanta, la Roma sorride

Florenzi

(U. Trani) Il boato dell’Olimpico al quinto minuto di recupero: la Roma non si è inchinata davanti a Messi e al Barça campione d’Europa. La gente è raggiante per il risultato, 1 a 1,e per la prestazione. E’ lo spirito di gruppo ad aver convinto nella notte più complicata. E Florenzi l’ha scelta per inventarsi il pallonetto d’oro. Il suo gol vale il primo passo giallorosso in questa edizione della Champions.

ATTESA E CONTROPIEDE – Il gap rimane, ma per una sera non si vede. Garcia, scottato dal crollo contro il Bayern di 11 mesi fa, prepara bene il match, passando dalla spavalderia alla prudenza. Il 4-3-3 si vede solo quando la Roma ha l’iniziativa e questo accade in rarissimi casi. In fase difensiva, invece, il sacrificio coinvolge tutti, a cominciare dagli esterni offensivi: Salah e Iago Falque si allineano a Keita, De Rossi e Nainggolan nel 4-5-1. Anche Dzeko, però, sta spesso nella metà campo giallorossa. Tutti i giocatori sotto palla, pronti a far partire le frecce sui lati, in particolare quello destro, dove Florenzi si passa spesso il testimone con Salah che, con accelerazioni coast to coast, entusiasma il pubblico. Dietro, invece, lievita Ruediger. Il Barça, pur restando di un altro pianeta, è limitato dall’organizzazione della Roma. Non si discutono la qualità del gruppo, con Luis Enrique che si può permettere di lasciare in panchina Mascherano e di inserire al centro della difesa l’esterno mancino Mathieu, e del gioco che, anche se con il solito e insistito possesso palla, ruba l’occhio e la scena. Garcia, però, non si fa trovare impreparato. Così non chiede il pressing alto: il rischio è perdere l’equilibrio e la compattezza. Due linee davanti a Szczesny per non far avvicinare in tranquillità i blaugrana, con quei piccoli tocchi precisi e irritanti, all’area di rigore. Se serve, pure la marcatura diventa personalizzata: Florenzi su Neymar e Digne su Messi. Reparti, dunque, stretti e giocatori sempre pronti a raddoppiare. L’atteggiamento non cambierà nemmeno a metà tempo, dopo la rete di Suarez che Kuipers avrebbe dovuto annullare: il fallo di Messi su Digne, al limite dell’area, anche se involontario va fischiato e soprattutto il centravanti, quando segna di testa sul cross di Ratikic, è in fuorigioco. L’arbitro olandese, tanto per non scontentare nessuno, subito dopo non concede il rigore che il Barcellona chiede quando Szczesny atterra Suarez. 

SEMPRE LUI  – Nella notte della centesima gara in Champions di Messi che, solo in questa coppa, si porta dietro 77 gol, è Florenzi a imitare Maradona. Stop di petto, a interrompere l’iniziativa del Barça, davanti all’area giallorossa, scatto improvviso sulla destra e, appena superata la metà campo, pallonetto imprendibile, da più di 50 metri, per ter Stegen. Come in campionato, al Bentegodi contro il Verona, Florenzi è il primo marcatore stagionale della Roma pure in Champions, competizione in cui non aveva mai fatto centro. La superiorità del Barcellona, già nel primo tempo, è tutta nel possesso palla: 71 per cento (alla fine 69). Ma i trapezisti di Luis Enrique non sono mai pericolosi, mentre è Nainggolan, in attesa dell’intervallo, a spaventare ter Stegen.

STANCHEZZA FINALE – Szczesny respinge in volo su Messi ad inizio ripresa e subito dopo si fa male per un calcione, con palla già tra le braccia, di Suarez: subito steccati anulare e medio della mano sinistra e spazio a De Sanctis. Infortunio anche per Rafinha che, sostituito Ratikic, resta incampo solo 3 minuti,colpito da Nainggolan. Dentro Mascherano, a centrocampo, e immediata crescita del volume di gioco del Barça. Messi prende la traversa calciando di sinistro, Iniesta irrompe in area, con De Sanctis bravo a chiudere in angolo. Iago Falque, prima di uscire, calcia due volte in curva. Ha finito le energie, ecco Iturbe. Anche Florenzi è stanco, tocca a Torosidis. Manolas, nel recupero, salva davanti alla porta dopo il pallonetto di Jordi Alba. LaRoma, per la terza volta, non si inchina al Barcellona. Ma questo è campione d’Europa e non quello del 2002.

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