Turnover, un obbligo per chi gioca la Champions, ma anche un’arma a doppio taglio. Se n’è accorta la Roma a Frosinone, snaturata rispetto alla versione entusiasmante vista due settimane prima con la Juventus. Un modulo diverso, due centravanti (perché Totti il trequartista non lo fa da anni), un uomo completamente fuori dal contesto come Gervinho che in una squadra già sbilanciata in avanti è un lusso anche se giochi contro la matricola ciociara, un centrocampo dimezzato dall’assenza di Nainggolan e lasciato a due mediani monomarcia come De Rossi e Keita. Il risultato del Matusa va benissimo a Garcia, la prestazione no. Ecco perché è lecito aspettarsi che sia stato solo un esperimento riuscito male e da riproporre eventualmente in situazioni particolari. Da mercoledì in Champions la Roma tornerà a giocare come ha imparato a fare da anni, anche prima dell’avvento del francese: 4-3-3, con Dzeko in più al centro dell’attacco e due esterni che dovranno per forza pensare anche alla fase difensiva per contrastare la macchina quasi perfetta del Barcellona. Gervinho tornerà in panchina e lascerà spazio al più brillante Salah, mentre Iago Falque in questo momento sembra un giocatore irrinunciabile. Come Szczesny, Florenzi, Digne, Manolas e Nainggolan oltre al bosniaco e all’egiziano. Iturbe, invece, s’è calato perfettamente nella parte di guastadifese avversarie nell’ultima mezzora.
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