(M. Cecchini) Se credete che Davide possa sconfiggere Golia usando una fionda o che Cenerentola si allontani dal camino per sposare il principe azzurro, il calcio del Terzo Millennio non fa per voi. A questi livelli le favole hanno perso diritto di cittadinanza e così la Roma di Garcia — come da contratto — si dimostra un killer spietato in guanti di pelle nera, facendo fuori il piccolo Frosinone con uno 0-2 santificato dalle reti di Iago Falque e Iturbe, ma assai più largo di quanto non dica il punteggio. Una sorpresa, tenendo conto dei cambi super-lusso che rispondono ai nomi di Nainggolan, Salah e Iturbe. Impressioni? Mercoledì col Barcellona occorrerà fare molto di più per non prendere sberle.
RIGORE E TWEET Se infatti i giallorossi mettono a bilancio anche una traversa di Florenzi, nella ripresa il netto rigore non dato per un «mani» di Digne ha fatto arrossire tanti romanisti, tra cui Francesca Brienza, fidanzata di Garcia, che su twitter ha ammesso il penalty aggiungendo: «Zero scuse, dovevamo giocare meglio». Ma come dice la first lady di Trigoria «il calcio è questo» e così la Roma si innalza per una notte già in testa alla classifica, ovvero nella zona a cui è candidata fin da inizio stagione.
TORNA TOTTI Potendo scegliere in una rosa «monstre» rispetto a quella dei ciociari, Garcia benedice l’esordio stagionale di Totti lanciandolo in coppia con Dzeko, il risultato è un 4-2-3-1 che vede anche il «vernissage» del rude Rüdiger al centro della difesa, con De Rossi e Keita a smistare palloni per gli inserimenti sulle corsie del confuso Gervinho e dell’utile Iago Falque, pronti a scambiarsi anche le fasce, favorendo le rispettive sovrapposizioni di Florenzi e Digne. Buon per il Frosinone che il capitano giallorosso fatichi a trovare la posizione, mentre Dzeko, forse stordito da un colpo in testa subito in avvio, sembra sfocato in fase realizzativa, anche perché la manovra sembra essere troppo lenta, con Totti che perde oltre 20 palloni e il bosniaco che ne tocca solo 13. Con queste premesse, il dinamico 4-4-2 di Stellone — sfruttando il gran lavoro sulle fasce di Tonev e Soddimo — pur perdendo subito Gucher, si dimostra attento in copertura, dove spicca la fisicità di Diakité, e rapido nelle ripartenze. Il bilancio dei tiri infatti è a vantaggio dei gialloazzurri. Vero però che la Roma si complica la vita già all’11’, quando Dzeko servito da Iago sbaglia da due metri un gol fatto. Anche Keita al 18’ non fa molto meglio di testa servito da Florenzi, ma la doppia occasione spegne il buon avvio romanista, che accusa più del dovuto l’assenza di Pjanic. Il Frosinone allora prende coraggio e affonda sulle fasce grazie soprattutto a Soddimo e Tonev, che al 28’ impegna Szczesny così come Dzeko aveva fatto pochi minuti prima con Leali. Con precisione chirurgica però la Roma passa sui titoli di coda del tempo, quando Iago Falque sfrutta un errore di Blanchard su un fallo laterale segnando da due passi. Quasi un delitto perfetto.
TATTICHE E TENSIONI Chi si aspetta un Frosinone giù di morale, sbaglierebbe. Agevolati forse dall’ingresso di Nainggolan per Dzeko, che disegna un 4-1-4-1 assai difensivo, per venti minuti i ciociari prendono in mano il match. L’ex Rosi mette in crisi Digne andando al tiro due volte e crossando al volo una palla che il francese devia in area di mano senza che nessuno intervenga (16’). Buon per Garcia che Szczesny si dimostri sempre utilissimo, a differenza del tandem Ciofani-Dionisi, che di fatto combinano poco, anche se la tensione giallorossa appare chiara in un battibecco fra Florenzi e Manolas. Con l’ingresso di Salah, la Roma si assesta meglio tornando a un più profondo 4-3-3 (copiato nel finale anche da Stellone), che consente a Totti di scuotersi un po’ dal suo torpore andando al tiro una paio di volte con pericolosità. Ma l’appuntamento col 300° gol è rimandato, perché a chiudere il match ci pensa il suo sostituto, Iturbe, che in contropiede completa il lavoro ancora una volta sui titoli di coda (48’), affondando così un Frosinone che non pare meritare lo 0 in classifica. Morale: se è vero che i campionati si vincono col «killer instinct», la Roma dimostra di averne, ma la squadra di Garcia al momento non sembra una corazzata. E per le inseguitrici, in fondo, è una buona notizia.
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