A James Pallotta tutto si può dire meno che non abbia dimostrato di avere un cuore d’oro nei confronti di chi è certamente meno fortunato di lui. Avvezzo come pochi qui in Italia alla beneficienza, il presidente giallorosso si è mosso per aiutare i rifugiati creando “Football Cares”, volano di raccolta fondi che verrà sponsorizzato anche da altri club e personaggi celebri.
(D.Stoppini) – Un granello di sabbia, messo a paragone con il mondo di coscienze smosse. Ma il piccolo Aylan è riuscito anche in questa impresa: svegliare il calcio italiano. Che arriva dopo le iniziative di Bayern Monaco, Real Madrid, Borussia Dortmund… Ma arriva, almeno. Merito di «Football cares». Merito di James Pallotta, colpito da quella foto piovuta giovedì nel suo ufficio di Boston. L’emergenza profughi è tutta europea, ma al presidente della Roma ha fatto dire: «Qualcosa va fatto, non si può restare fermi». E così l’idea. «Football cares» è una piattaforma che ha già cominciato a raccogliere online fondi da destinare ai migranti. I soldi finiranno direttamente nelle mani delle quattro organizzazioni benefiche scelte dal club giallorosso: Unicef, Croce Rossa, Save the children e International Rescue Committee. Come? In due modi: semplici donazioni (possibili già da ieri su www.justgiving.com/teams/FootballCares) e aste benefiche, che scatteranno da domani. Il primo oggetto battuto sarà la maglia di uno dei due marcatori giallorossi dell’ultima Roma-Juventus, Pjanic o Dzeko. Totti stesso ha già fatto sapere di voler aderire. E domani Pallotta farà la propria donazione.
L’asta è open, aperta a chiunque voglia aderire: l’obiettivo della Roma è abbracciare più club possibili, più personaggi famosi possibili, non necessariamente sportivi. Mia Hamm, consigliere d’amministrazione del club di Trigoria, presto metterà qualcosa di suo. C’è persino qualche esponente politico che ieri si è fatto vivo con la Roma per partecipare. Nelle ultime 48 ore il d.g. Mauro Baldissoni si è messo in contatto praticamente con tutte le società di Serie A. In serata la Fiorentina (partener storico di Save the children) ha aderito ufficialmente all’iniziativa. E da Trigoria è partito un comunicato di ringraziamento: dopo la lite estiva sul caso Salah, il disgelo è servito, su un piano decisamente più nobile. Pure il Bologna e la Lega di B hanno strizzato l’occhio all’iniziativa. E oggi Inter e Milan si muoveranno nella stessa direzione.
Ma c’è da giurare che le eccezioni saranno poche. Strumento d’aggregazione: Pallotta vuole che sia questo, «Football cares». I primi segnali sono incoraggianti, ieri sera il presidente esultava al telefono per il successo di un’iniziativa che ha subito fatto il giro d’Europa, trovando grande eco soprattutto in Germania. Una mossa a lungo termine, destinata a durare nel tempo. Per cominciare, sabato a Frosinone la squadra di Garcia scenderà in campo con il logo «Football cares» sulla maglia. Ed è verosimile pensare che comparirà spesso, nel corso della stagione, a prescindere dal fatto che la Roma possa chiudere a breve le trattativa per il main sponsor.
Ed è anche facile immaginare che nei giorni che portano a Roma-Barcellona qualcosa accadrà, in collaborazione tra i due club. Non è in fondo la prima volta che Pallotta unisce il suo nome a quello della beneficenza. Ad aprile, nei giorni dello scontro con i «fucking idiots», aveva annunciato una donazione di un milione di euro a favore di «Roma cares» nella lotta contro i violenti. Ma il granello di sabbia di ieri è decisamente più pesante.
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