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Totti e Garcia

Trentanove e non sentirli. Ma, purtroppo, non si può fermare la corsa contro il tempo. Anche se ti chiami Francesco Totti. Il capitano romanista è riuscito comunque a rallentarne il processo e sicuramente continuerà a farlo finché ne avrà voglia e opportunità. Per questo le due panchine collezionate in questo avvio di stagione siano sembrate strane e dettate dall’abitudine di vedere sempre prima il suo nome e poi tutti gli altri, ma allo stesso tempo logiche dopo i colpi del mercato e le prove estive di Rudi Garcia.

Non stupisce quindi che lo stesso tecnico abbia già pubblicamente dichiarato che la variazione dei moduli preveda ovviamente anche l’inserimento del capitano in più ruoli, magari proprio al fianco del numero 9 che la piazza romanista sognava da tempo. A partire da Totti. L’arrivo di Dzeko infatti ha spedito finora il 10 in panchina senza neanche un minuto di presenza all’attivo e con l’ultima immagine di Francesco che sorride applaudendo proprio al gol decisivo del bosniaco contro la Juventus. Anche perché lui per primo è convinto che Dzeko sia la prima pedina necessaria a rendere la squadra più competitiva in Europa e inevitabilmente fondamentale per riuscire a coltivare sino alla fine sogni di gloria in Italia. Dall’altra parte però il campione che sta bene vorrebbe farne parte sempre da protagonista, perché il fisico risponde alla grande in barba alla carta d’identità e il piede non è mai cambiato.

Un compito per niente semplice e che la società insieme all’allenatore sapeva già di dover affrontare dal primo minuto della prima giornata di campionato. Ora ad una settimana dalla ripresa in trasferta aFrosinone e al successivo esordio in Champions League con il Barcellona all’Olimpico, i dilemmi restano gli stessi. La volontà del tecnico francese nel voler riproporre la regola del «squadra che vince non si cambia» lo costringerà quindi a ricoprire il ruolo dell’equilibrista per cercare di non scontentare nessuno, anche se la lotta su tre fronti concederà naturalmente lo spazio per tutti. Più che altro diventerà complicato gestire la risorse soprattutto se si deciderà di farle entrare a partita in corso. Già nell’ultima sfida con i bianconeri, Totti è stato chiamato a scaldarsi e nonostante il secondo cambio fosse stato programmato nella ripresa, le scelte sono poi ricadute su Ljajic e Ibarbo, pronti a chiudere le valigie qualche ora dopo per lasciare definitivamente Trigoria. D’altronde per caratteristiche (anche fisiche) l’ingresso di Totti nell’ultimo spezzone di gara ha storicamente avuto impatto minore rispetto ad una scelta dal primo minuto.

Garcia, con un pur minimo di imbarazzo, è già stato costretto e continuerà a ricoprire il ruolo di gestore di un giocatore che non sarà mai come tutti gli altri. Serviranno probabilmente qualcosa in più dei sorrisi che hanno accompagnato i momenti della sostituzione (successo anche in estate in amichevole contro il Real Madrid) per non toglierlo a chi vorrebbe giocare con maggiore continuità. Sarà per questo inoltre che il rinnovo contrattuale di Totti non è ancora stato segnato in agenda: la società ha concordato che ogni tipo di scelta sarà lasciata al ragazzo, libero di decidere a fine stagione se continuare o meno una carriera che da tempo è entrata di diritto nella leggenda. Tra il passato e il futuro però conta soltanto il presente. Il numero 10 aspetta la prima chiamata mentre Garcia dovrà rinnovarsi nel ruolo di «aggiustatore», con la missione di mantenere o far ritrovare la serenità. A chi ne ha più bisogno. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Tempo.

edwin iacobacci

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