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Daniele De Rossi

E’ sempre più dura la vita dei romanisti in Nazionale. E’ un periodo un po’ così, passerà. Daniele De Rossi e Alessandro Florenzi – chi più e chi meno – pesano le speranze di essere in campo stasera contro la Bulgaria qui a Palermo. Specie dopo aver terminato la sfida con Malta con zero minuti per ciascuno. Nessuno dei due ha certezze di giocare, ma forse per entrambi, questa è la volta buona. Daniele vuole interrompere la maledizione delle cento presenze. Fatte quelle, il buio azzurro. Dopo aver tagliato il traguardo dei centenari, si è fermato e/o lo hanno fermato. E lui questa incertezza la soffre. Eppure questo stadio di Palermo proprio a Daniele è tanto caro. Qui il 4 settembre di undici anni fa metteva per la prima volta la casacca azzurra, con cui ventidue mesi dopo vincerà il Mondiale in Germania. E non solo: nella stessa sera bagnava l’esordio con un gol (saranno poi 16 in totale) alla Norvegia. Da lì una carriera tinta di azzurro, sempre da leader indiscusso. Anche da capitano in certe occasioni: da Lippi a Prandelli, nessuno aveva mai rinunciato a lui, tranne per infortunio, come è accaduto lo scorso anno, sempre qui a Palermo per la sfida contro l’Azerbaijan. Conte si è accorto che Daniele sta vivendo un momento di calo, di scarsa vena e la sua ripresa (nella Roma) coincide con il cambio di ruolo (momentaneo, ma chissà) che in giallorosso gli dà respiro, in azzurro forse lo penalizza. Conte in questi giorni lo ha provato in mezzo al campo e la speranza del romanista è quella di riprendersi proprio quel posto, a scapito del suo amico fraterno Andrea Pirlo, ora messo in discussione. Le condizioni fisiche dello “statunitense” alimentano sempre più le speranze ma non danno certezze:Daniele ce la sta mettendo tutta, perché quella maglia gli manca. Come detto non ha portato bene la candelina delle cento presenze, festeggiate quasi una anno fa, quando ancora nessuno lo aveva messo in discussione: 16 novembre 2014, Italia-Croazia a San Siro. Da lì, una convocazione estiva, ma senza giocare, e basta. Ora non esserci è diventata la normalità in azzurro e questo stona con il suo pedigree. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Messaggero.

edwin iacobacci

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edwin iacobacci

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