Una carezza veloce per l’amico Pjanic sulla trequarti, quasi una goccia in un oceano fatto di corsa, lotta e furore agonistico. È anche per questo che il Belgio si sta innamorando sempre di più di Nainggolan, perché si è reso conto che alla lealtà classica del ninja associa una cattiveria (agonistica) senza fine. Così Wilmots ne ha fatto uno dei punti fermi di un orologio (quasi) perfetto. Che giochi mediano o intermedio, l’importante è che Radja ci metta tutta l’intensità e l’energia che ha. Proprio quella con cui vuole andare all’attacco della Juventus, subito dopo aver smaltito la pratica-Cipro (dove il Belgio giocherà domani sera).
Lui che oramai è diventato il mastino di Garcia, messo a lì a difesa dei sogni di gloria romanisti. Con la Bosnia è tornato a giocare da «8», lasciando di nuovo il posto davanti alla difesa a Witsel. La sensazione, però, è che il c.t. Wilmots non voglia più rinunciare a uno come lei. «Gioco dove dice il mister, per me non cambia niente. L’importante è esserci: ho lavorato tanto per questo e penso di essermelo meritato. In passato sono state fatte scelte diverse che ho dovuto accettare, anche se è stato difficile mandare giù tanti bocconi amari».
Al Mondiale brasiliano siete arrivati ai quarti, ma lei non c’era. L’occhio ora è su Francia 2016?
«L’obiettivo è quello, arrivarci e fare davvero bene. Se si pensa alla qualità e ai nomi che abbiamo in squadra, non dovremmo faticare a qualificarci. E poi ci giocheremo tutto lì».
«Sì, pure se abbiamo pareggiato subito a Verona, che però resta un campo difficile. Anche se poi, se non avessimo vinto con la Juventus si sarebbe detto esattamente il contrario. Diciamo che abbiamo fatto bene e che ci siamo meritati la gioia vissuta contro i bianconeri».
È stato più merito della Roma o ha visto una Juve in difficoltà?
«La Juve è sempre la Juve, si rialzerà presto. Ma noi ci siamo rinforzati, li abbiamo messi in difficoltà. E abbiamo preso un grande attaccante, anche se avevamo già dei giocatori molto forti».
Già, Edin Dzeko. Può essere davvero lui l’uomo decisivo?
«Ha forza fisica, è bravo nella protezione del pallone e ha una confidenza con il gol imbarazzante. Può bastare?».
Allora la Roma ha tutto per credere davvero nello scudetto?
«Se giochi nella Roma e vieni da due secondi posti consecutivi, non puoi non crederci. Siamo attrezzati per vincere, ma non sarà facile».
Già, perché poi c’è anche l’Inter che ha fatto una campagna acquisti sontuosa.
«Non l’ho vista ancora giocare, ma ha preso tanti buoni giocatori. Dopo due anni così così, sono certo che tornerà a competere per le prime posizioni».
Toccherà anche a lei rintuzzarne gli attacchi. Garcia dice spesso che lei è il classico giocatore da «box to box».
«Penso di avere caratteristiche molto diverse da tanti altri giocatori. Ho un po’ di tutto, ma soprattutto la voglia di lottare, perché è per questo che si va in campo. Senza correre non si può giocare, io cerco di recuperare palla e di attaccare. Certo, poi a tutti piace segnare, ma non si possono fare cento cose in una partita. Il mio compito è dare equilibrio alla squadra e aiutare i compagni».
Senza Strootman è lui il doberman messo a custodia dei sogni giallorossi. A riportarlo è l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport.
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