(E. Sisti) Stavolta la “partita della verità”, la partita che ha scosso e dato una direzione alle ultime stagioni arriva troppo presto per non rivendicare il diritto di raccontarci qualche bugia: «Nessuno può essere al top a fine agosto», dice Garcia. Non aspettiamoci rivelazioni. Strutture ancora “in progress”, Roma e Juve chiedono al risultato di questo scontro diretto un’integrazione per correggere i cattivi pasti degli ultimi giorni che hanno portato 0 punti alla Juve e 1 alla Roma, lasciandole affamate. Chi delle due rinsavirà prima? Partita da tripla, ma è chiaro che il pareggio non conviene a nessuna delle due: le spedirebbe a 4 e 5 punti dalla vetta (c’è il Sassuolo!). Ancora loro le grandi da battere? Lo sapremo presto ma forse non non oggi perché, come sostiene Garcia, «è troppo presto comunque vada», bella o brutta che sarà la partita. Non giudicate. Il campionato è un bruco. Nessuno sa quando, come e per merito di chi muterà in farfalla. Al dì la delle incertezze del debutto, Roma e Juventus rimangono fonte di reciproca seduzione, sono un serbatoio d’immagini che non resta mai a secco, foto belle, buffe, storiche, sorrisi, musi, acrobazie, attori fugaci, miti incrollabili. Senza scomodare Turone, il cane che morde Brio o Ibra che umilia Kuffour, basterebbe il più recente ricordo del 30 agosto 2009, 2 ª giornata anche allora.
La Juventus di Ferrara passa all’Olimpico con il miglior Diego visto in Italia. Vince 1- 3 e fa cacciare Spalletti, chiudendo la sua epoca con un sinistro cigolìo. Alla Roma non sanno né dove guardare né cosa pensare. Arriva Ranieri, «ci consoliamo con l’aglietto», scrivono i delusi. Stagione già buttata, pensano in molti. E invece, con Toni aggregato in corsa, la Roma quasi vince lo scudetto. Allora ha ragione Garcia: alla 2ª giornata le indicazioni del campo possono ingannare. In campionato la Roma non batte la Juve all’Olimpico dal febbraio 2013: 1-0, segna Totti che quasi sfonda la porta ma siccome siamo nell’era Andreazzoli ai giallorossi la porta sfondata non serve a niente. Garcia sa che non c’è da fidarsi dei tetra-campioni attuali, tetra ma non tetri: «Hanno perso Pirlo, Vidal, Tevez, ma se non sbaglio hanno Mandzukic, Dybala, Zaza e avranno voglia di dimostrare la loro forza. Dobbiamo alzare il ritmo per batterli, aggredirli, è gente seria». Garcia sa, tutta Italia sa, che gli juventini stanno in campo come se il campo fosse sempre casa loro, anche fuori casa. Questione di dna: «Ho una strategia per attaccare la Juve, ma ho anche un paio di piani alternativi». Piani che la Roma occulta spesso. Garcia ha un esercito di attaccanti, i nuovi si fanno preferire ma vanno messi al posto giusto, Totti aspetta. Maicon è al 90%, Digne è già pronto e Iturbe è ancora disponibile perché dopo aver accettato il trasferimento al Genoa ha avuto una crisi emotiva, forse associando la cessione al fallimento personale, alla delusione provocata. Sabatini ha bloccato (per ora) l’operazione. Più volte Garcia ha chiesto di smaltire gli attaccanti in eccesso: Ibarbo, Ljajic (va alla Samp) e Iturbe. Non li vuole. Come dire che prima o poi, pianga pure le sue lacrime, Juan il triste, Juan il costoso, s’involerà. Ma a Fiumicino. Non sulla fascia.