(M. Ferretti) Rudi & Max non sono amici, e probabilmente mai lo saranno. Ma nessuno, per questo, si straccerà le vesti. Non sta scritto da nessuna parte, del resto, che debbano esserlo o diventarlo. Si stimano, probabilmente; si rispettano, ma il loro rapporto finisce lì. Uno è l’allenatore della Roma; l’altro quello della Juventus: complicato immaginare abbracci e baci, al di là della stretta di mano pre e (forse) post gara. Garcia, dopo il violino del 5 ottobre dello scorso anno, non è amato dalla dirigenza juventina; Allegri è stato per parecchio tempo molto stimato dalla dirigenza della Roma, o parte di essa, prima che la scelta di Trigoria ricadesse proprio sull’allora tecnico del Lille. Rudi, da quando siede sulla panchina della Roma, non è ancora/mai riuscito a battere Max: tre tentativi, una sconfitta e due pareggi (uno versione Milan). Un cruccio, per monsieur Garcia. Che domani tenterà di infrangere un altro fastidioso, ingombrante tabù: zero vittorie da romanista contro la Juventus. Ci ha provato quattro volte in campionato, raccogliendo tre sconfitte e un pareggio. Al punto che la Juventus è la squadra contro la quale il francese ha raccolto di meno, un solo punto, da quando è sbarcato in Italia.
TANTI UOMINI NUOVI – Ci riproverà domani, in un Olimpico che si annuncia gremito come ai vecchi tempi, con parecchi uomini nuovi rispetto alla passata stagione. Anche la Juventus sarà molto diversa rispetto a quella affrontata l’ultima volta il 2 marzo, e la sensazione, supportata da alcuni suggerimenti provenienti da Torino, che Max non sia (ancora) soddisfatto del lavoro svolto sul mercato dai suoi dirigenti. Chiedeva un trequartista e un uomo d’ordine a centrocampo, ma tutti gli sono arrivati, Cuadrado l’ultimo in ordine di tempo, tranne il rifinitore e il regista. Una Juve incompleta, per certi versi. Garcia, invece, dopo l’arrivo di Digne ha quadrato il cerchio (e non è finita qui…): aveva urlato la necessità di prendere tre elementi (centravanti, attaccante esterno e terzino sinistro) e in ordine sparso ha abbracciato Dzeko, Salah e appunto Digne. Paradossalmente, al momento il francese sta – a livello di completezza di organico – meglio del collega livornese. Questo, sia chiaro, non significa che la Roma sia più forte della Juve: di certo, la Roma attuale – sulla carta – è più forte di quella della passata stagione, se non altro perché la rifondazione del management di Jim Pallotta ha colmato le vecchie lacune tecniche.
GIOCO E GIOCATORI – Seconda di campionato, e già scontro diretto. Con la Roma davanti alla Juventus nonostante il mezzo passo falso di Verona. I campioni d’Italia hanno esordito perdendo in casa (non le era mai successo) e nessuno l’aveva messo in preventivo. Chi se la rischia di più, perciò, domani: Garcia o Allegri? Rudi non può permettersi un’altra partita così così, Max vuole evitare di ritrovarsi 4 punti sotto la Roma. Gara strana, se ci pensate. E subito determinante, per un tecnico o per l’altro, dopo appena 180 minuti di gioco. La Juventus sta studiando nuove formule di gioco, la Roma sta cercando un gioco smarrito ormai da mesi: gli interpreti per proporre la Roma o/e la Juve in un modo piuttosto che in un altro non mancano. Nell’attacco della Roma, ad esempio, con Dzeko e Salah ci sarà uno tra Totti, Iago Falque e Florenzi. Tre diverse soluzioni, quindi, per il francese. Insomma, nella sfida tra due squadre ancora alla ricerca di se stesse, saranno decisivi gli uomini. Compresi quelli che, in abiti borghesi, si sistemeranno in panchina. Ecco perché il risultato dell’Olimpico passerà, come mai nel recente passato, dalle mani dei due mister, E dai loro attuali misteri.
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