(U. Trani) Chissà con quale sguardo Dzeko si presenterà in campo domenica pomeriggio. Come minimo di sfida. Magari indurirà la mascella, prima di puntare gli occhi di ghiaccio sulle maglie bianconere. Finalmente, dopo aver girato l’Europa e incrociato tutte le big del continente, affronterà per la prima volta la Juve, il club che proprio prima dell’estate è stato vicinissimo ad acquistarlo. E che, per quelle strane valutazioni che si porta dietro il mercato, alla fine virò sul coetaneo Mandzukic. Meglio così, dice oggi Garcia. E con lui tutti i tifosi della Roma.
CARLITO’S WAY – La storia è tutta da raccontare, partendo però dalla volontà di Edin, 29 anni proprio come Mario nuovo centravanti bianconero (solo di 2 mesi è più grande il giallorosso), fortemente convinto di lasciare la Premier per la serie A. Le big del nostro torneo furono subito avvisate. Galliani, pur sapendo che il bosniaco da piccolo tifava Milan, ci ha pensato troppo. Marotta no, contando sui rapporti di Silvano Martina (procuratore di Buffon) e la famiglia Dzeko (l’ex portiere ha giocato con il papà del centravanti): «È il migliore attaccante che possiamo prendere, il più forte tra quelli attualmente sul mercato» chiarì l’ad bianconero ai suoi interlocutori. La benedizione, più o meno ufficiale, non portò però nelle settimane successive alla fumata bianca. Quando l’entourage del bosniaco chiese spiegazioni del mancato accordo, la risposta arrivata da Torino fu molto chiara. Il problema era il vuoto lasciato da Tevez nello spogliatoio. «Noi abbiamo tanti giovani e nella squadra abbiamo bisogno di un giocatore più cattivo di Edin. Lui è il più bravo. Troppo bravo». La Roma, in questo senso, è stata più decisa. Andando sul concreto: Garcia aveva bisogno del centravanti. E basta.
COME IL CIGNO DI UTRECHT – L’eleganza di Dzeko, a quanto pare, ha fatto dunque la differenza nella scelta. Il bosniaco non è però solo finalizzatore chic come hanno voluto far credere a Torino: lo confermano i 44 gol in Premier, su 50, realizzati dentro l’area di rigore. Edin è potente, calcia preferibilmente di destro e, quando capita, lascia il segno pure di sinistro, ha fisico e presenza, tanto da difendere bene palla e da saper dire la sua nel gioco aereo. E’, insomma, centravanti completo. Che, però, mette anche tanta classe nelle sue giocate. Non a caso chi lo conosce bene (non solo gli amici) lo paragona, nel movimento e nell’andatura, a van Basten. Dzeko, già a 6 anni, aveva come riferimento l’olandese del Milan di Sacchi e più avanti di Capello. Il flashback, dentro Roma-Siviglia, è sembrato autentico: il primo gol del bosniaco con la maglia della Roma, per il modo in cui ha coperto il pallone prima di calciarlo in porta, ha riportato alle prodezze dell’ex attaccante rossonero. Ma è subito diventato anche il primo messaggio inviato alla Grande Rivale. Recapitato, ovviamente, senza cattiveria.
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