“Nella Roma sono cresciuto nelle giovanili e poi purtroppo in Serie A ho giocato poco in giallorosso. La sensazione è che a Roma rispetto a Torino i giocatori vivessero in maniera diversa, essendo più liberi. Arrivando a Torino ho trovato una società molto competitiva che guardava costantemente al risultato finale. Una grande programmazione col presidente Boniperti. Il giocatore che arrivava alla Juventus doveva pensare solo al calcio, tutti gli altri problemi erano risolti dalla società. Non frequentando Trigoria da qualche tempo però non so se oggi la situazione è cambiata. Di sicuro quest’anno la Roma ha fatto e sta facendo una grande campagna acquisti. Sabatini è uno dei migliori dirigenti italiani, conosce milioni di calciatori nel mondo e ne conosce tutte le caratteristiche. Muove molto il mercato in entrata e in uscita e, come tutti i grandi direttori sportivi, ha sbagliato alcuni acquisti. Un intenditore di calcio come Sabatini però bisogna tenerselo stretto”.
Roma più vicina alla Juve?
“Quando inizia il campionato si riparte da zero. Sia la Roma sia la Juve hanno cambiato e c’è bisogno di qualche settimana per trovare l’equilibrio giusto. Contro Udinese e Verona entrambe hanno avuto occasioni, i risultati sono usciti da episodi e imprecisioni. Roma-Juve alla seconda di campionato non è assolutamente un bivio però vincere una partita così fa morale e permette di acquisire autostima, sicurezza e fiducia che nel corso della stagione permettono di proseguire nel migliore dei modi. Questo però non sarà un campionato a due, ci sono altre squadre che si sono rinforzate molto. Può capitare di trovare un filotto di vittorie che permette di allungare in classifica”.
Cosa ne pensi di Szczesny?
“Szczesny lo conosco poco, ho visto qualche spezzone di gara prima di vederlo sabato a Verona. Mi ha fatto un’ottima impressione anche perché cambiare campionato non è mai facile. Basti pensare a Van Der Sar nella Juventus, adattarsi in Serie A non è mai facile”.
Qualcuno in cui ti rivedi?
“Fisicamente il ruolo del portiere è cambiato, si cercano portieri alti e più magri (ride, ndr). Non dimentichiamoci che in Italia c’è ancora il più forte del mondo, ovvero Gigi Buffon. Oggi nel mondo ce ne sono 4-5 al suo livello. Tutti dicono che i portieri devono essere matti ma io ho sempre pensato il contrario: il portiere per essere forte deve essere mentalmente forte, il ruolo al 70% è fatto di conoscenza. Deve essere il giocatore che deve ragionare più di tutti, conoscendo il gioco della propria squadra e quello degli avversari per riconoscere le situazioni di gioco sapendo guidare i compagni in ogni momento della partita”.
Pochi portieri italiani forti?
“Non ci sono più gli istruttori che c’erano fino ad un decennio fa. La tecnica da portiere è la cosa più importante ed oggi pochi preparatori sanno insegnarla. Sono nate tantissime scuole calcio, a Coverciano si prende anche un patentino da preparatore dei portieri ma evidentemente è un settore da migliorare. Ai giovani bisogna insegnare la tecnica da portiere, questa è la cosa essenziale. Oggi purtroppo si prediligono portieri meno bravi tra i pali ma capaci di giocare meglio con i piedi. Facendo l’osservatore per alcune squadre, mi veniva richiesta prima la capacità di giocare coi piedi”.
Possibilità di tornare a Trigoria?
“A vedere gli allenamenti può darsi che venga, per il resto no. Conoscendo Francesco Totti e Vito Scala spesso li chiamo e vado a trovarli sempre volentieri”.
Fonte: TeleRadioStereo