(G.Dotto) – E’ appena iniziato e le curve già fanno la voce grossa. La Sud ha fieramente proclamato lo sciopero del silenzio per domenica all’Olimpico. “Ci saremo, ma non ci sentirete”, strana mediazione di una protesta al confine tra il vorrei e non vorrei. Dettaglio. Non si gioca Roma-Carpi. Si gioca Roma-Juventus. La Partita. Piazza unica al mondo quella romanista. Non vince mai e quando ha qualche chance di farlo va a dissotterrare fionde e picconi per demolire tutto. La vanità del masochismo, il piacere di farsi male.
Quando non sono le radio, sono i tifosi. La soggettività del tifoso organizzato è il cancro del calcio. James Pallotta lo ha capito dal suo versante pragmatico di business man, per questo lo detestano. Il calcio è una religione. Okay. Ma dev’essere una religione fluida, senza dogmi e confessionali, dove i singoli diventano corpo mistico per un giorno e poi tutti a casa.
Il tifo non può essere un totem ricattatorio a tempo pieno che, in nome del suo autoriferito e malriferito amore alias umore, sequestra stadi, infligge gogne, minaccia, proclama. Sono in buona fede, giura chi li difende. Chi ci difenderà dalla loro buona fede? La loro e di qualunque integralismo da stadio e da tempio. Perché non provano i migliori e i più audaci di loro a dedicarsi un sublime atto di fantasia: immaginare un calcio libero da se stessi?
Fonte: Dagospia